Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano

alla Reggia di Portici

dal 14 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023

a cura di Francesco Sirano e Stefania Siano

Mille sono gli usi degli alberi, in mancanza dei quali non sarebbe possibile vivere. Con l’albero solchiamo i mari e avviciniamo le terre l’una all’altra, con l’albero costruiamo le case.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XII, 2

Alcune specie di alberi sono oggetto di una continua protezione in quanto dedicate ciascuna ad una sua propria divinità, come la quercia a Giove, l’alloro ad Apollo, l’olivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo ad Ercole. Inoltre, crediamo che i boschi siano popolati da Silvani, Fauni e varie specie di dee, attribuendo alle selve divinità peculiari, come se fossero scese dal cielo.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XII, 2.

Ercolano non solo è l’unica città del mondo romano che conserva il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma anche il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Lo si deve al particolare tipo di seppellimento, causato dalle ondate di fango vulcanico dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Infatti, la coltre piroclastica di circa 20 metri di spessore ha inglobato anche materiali, utensili, elementi architettonici, arredi in legno che si sono carbonizzati ma non bruciati. La loro conservazione si deve soprattutto al certosino ed appassionato lavoro portato avanti da operai, restauratori, architetti e archeologi, che si sono succeduti nella gestione del sito, e si sono passati il testimone da una generazione all’altra nella complessa ed entusiasmante sfida della conservazione a partire dagli scavi Maiuri e poi nel corso di ben nove decenni. Un elenco di persone e di professionisti impossibile da proporre qui, grazie al cui straordinario impegno è giunto a compimento quello che non si esita a definire un prodigio: riannodare nel mezzo di tanta distruzione, provocata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., prima il filo della forma e poi quello della vita di oggetti destinati all’oblio.

Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano
Gallery, Credits per le foto: © Luigi Spina

Ercolano conserva quindi un patrimonio di reperti in legno assolutamente unico, che va dai serramenti come porte, finestre, tramezzi, fino agli arredi, ad esempio armadi, casse, tabernacoli, letti e tavolini in legno, frutto di un lavoro artigianale realizzato con grande perizia. L’accurata opera di restauro ha consentito il recupero di molti preziosissimi oggetti che, pur presentandosi, nella maggior parte dei casi, come legno carbonizzato, conservano, tuttavia, la loro forma originale e la raffinatezza delle decorazioni intagliate. Inoltre, tutti gli oggetti in legno di Ercolano danno uno straordinario riscontro a quanto si conosce dalle fonti scritte, dagli affreschi e dai rilievi antichi e costituiscono una rarissima opportunità di ricostruire le antiche tecniche di falegnameria ed ebanisteria.

Il legno e la sua materia sono al centro della mostra Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano, curata dal direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano e dall’archeologa Stefania Siano, e che apre il 14 dicembre nella settecentesca Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, tra i primi musei archeologici al mondo e meta dei viaggiatori del Grand Tour, nell’Ottocento anche residenza di Murat e poi sede della Real Scuola di Agricoltura di Portici.

L’esposizione è prodotta dal Parco Archeologico di Ercolano con il consueto affiancamento del Packard Humanities Institute, partner storico con il quale sono state condivise molte delle più recenti scoperte che saranno per la prima volta presentate al pubblico (come il tetto di legno dalla Casa del Rilievo di Telefo e i mobili rivestiti in avorio dalla Villa dei Papiri). La mostra nasce nell’ambito di una straordinaria collaborazione interistituzionale con la Città Metropolitana di Napoli, il Dipartimento di Agraria e del Musa (Centro Museale Reggia di Portici) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, con lo sponsor di HEBANON Fratelli Basile 1830. L’allestimento è affidato alla società ACME04 e con il contributo della Regione Campania – Direzione Generale per le Politiche Culturali ed il Turismo, nell’ambito degli interventi del POC 2014-2020.

Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano
Gallery, Credits per le foto: Giorgia Bisanti

I visitatori potranno usufruire del biglietto di mostra al costo di 5 euro, ma anche di un biglietto integrato al costo di 15euro, che consentirà di vedere l’esposizione e anche la Reggia di Portici, l’Orto botanico e il Parco Archeologico di Ercolano. Il percorso si articola in alcune delle sale al piano nobile del Palazzo Reale, secondo un registro di indubbia potenza evocativa che consentirà al visitatore non solo di apprezzare il vero e proprio miracolo della conservazione del legno sfuggito alla catastrofe che investì l’area del Vesuvio, ma anche di immergersi nella vita degli antichi e di comprendere, attraverso oltre 120 oggetti, tutti provenienti da Ercolano e mai sinora presentati al pubblico in forma monografica, quanto il legno fosse vitale per ogni attività oltre ad essere un materiale prezioso al punto che sovente gli alberi e i boschi assumevano aspetti di sacralità e valori simbolici.

IL PERCORSO DELLA MOSTRA

Il visitatore, dopo essere stato introdotto al percorso da un’installazione di luci e suoni, suggestivi del calore e della forza distruttiva dell’eruzione, che hanno incredibilmente determinato ad Ercolano la conservazione dei materiali lignei, si trova immerso nei colori e nei profumi della materia, cioè il legno, come se si trovasse nell’officina di un falegname, dove accumuli di tavolati e tranciati stagionano in attesa di essere utilizzati.

Sarà questo il primo approccio con la materia, termine tecnico che i Romani utilizzavano non solo con il significato attuale, ma anche per indicare il legno da taglio, ancora non lavorato: legno come materiale per eccellenza.

La sala successiva propone la medesima ambientazione, ma, questa volta, riferendosi al momento della lavorazione del legno e accostando strumenti e oggetti antichi ad una serie di attrezzi e oggetti dell’Ottocento, provenienti dalla collezione di Hebanon, società dei fratelli Basile, che testimoniano la secolare continuità nell’ambito di questa produzione essenziale per tutte le società umane.

Gli attrezzi per le varie fasi di lavorazione del legno sono spesso raffigurati nei rilievi che decorano monumenti funerari in vari siti del mondo romano o, più raramente, anche altri tipi di manufatti; talvolta sono citati in testi antichi e, in alcuni casi fortunati, in cui le condizioni di seppellimento lo hanno consentito, come quelli di Pompei ed Ercolano, ne sono state rinvenute testimonianze materiali.

In realtà, comparando gli attrezzi antichi con quelli moderni, è evidente quanto poco siano cambiati nel corso dei secoli, essendo strettamente legati alla loro funzione e non richiedendo cambiamenti se non qualche dettaglio migliorativo. È incredibile osservare come ascia, sega, trapano, compasso e squadra, martello, livella e filo a piombo, scalpello, lima e raspa siano rimasti fondamentalmente gli stessi; e poiché gli autori antichi raramente descrivono le tecniche dei falegnami e dei carpentieri, le testimonianze di oggetti in legno provenienti dagli scavi di Ercolano costituiscono una eccezionale opportunità di studiare le antiche tecniche di lavorazione di mobili e oggetti anche minuti, come portamonete e sculture, ma anche di scale, porte, infissi, imbarcazioni, tetti e controsoffitti.

La lavorazione era basata principalmente sull’uso di ammorsature e incastri, entrambi attestati ad Ercolano, rispettivamente negli elementi strutturali e nel mobilio. Tra gli incastri, il più utilizzato era quello a tenone e mortasa, composto da un maschio (tenone) e dall’alloggio corrispondente (mortasa), che viene adoperato da migliaia di anni per unire pezzi di legno, soprattutto quando questi formano un angolo di 90 gradi.

I chiodi e la colla servivano per il fissaggio delle giunzioni e non va dimenticato che, sebbene i piedi dei mobili in metallo fossero preferiti per la robustezza portante, vi sono ad Ercolano numerose testimonianze di piedi in legno lavorati al tornio.

La terza sala è dedicata a dei manufatti particolarmente rappresentativi delle tecniche di lavorazione del legno, appartenenti al controsoffitto in legno del c.d. salone dei marmi della Casa del Rilievo di Telefo, da dove provengono circa 250 frammenti (nella quasi totalità di abete bianco) di un tetto e di un controsoffitto di legno, incredibilmente conservati dall’eruzione. Un manufatto di assoluta unicità per il mondo antico.

Il legno è ancora “vivo” e conserva in più punti tracce di pigmento colorato. Grazie alle ottime condizioni di conservazione è stato possibile ricostruire le tecniche ad incastro e ipotizzare l’aspetto generale del controsoffitto a lacunari, compresa l’antica colorazione.

L’analisi delle tracce di pigmenti colorati, ancora conservati in alcuni frammenti, ha consentito di ricostruire la vivace sovra dipintura in azzurro, rosso, verde e bianco. L’elemento centrale del controsoffitto era rivestito con una lamina in foglia d’oro. Grazie al complesso studio della posizione di caduta di ciascun elemento, è stato possibile ipotizzare la loro posizione originaria nella controsoffittatura e proporre un’ipotesi di ricostruzione. Lo schema del controsoffitto, sia per i singoli motivi decorativi, sia per lo schema compositivo, si può inquadrare nella piena età augustea.

Proseguendo nel percorso espositivo sarà come trovarsi sul mare. Gli scavi condotti tra gli anni ’80 e gli anni ’90 del secolo scorso hanno messo in evidenza uno degli aspetti più importanti di Ercolano: il fronte mare della città, che costituisce un unicum nell’archeologia romana, unitamente agli scheletri di chi tentava di scampare l’eruzione via mare e ai resti eccezionali di imbarcazioni e di oggetti legati alla marineria e alla pesca, molti dei quali in legno, sughero, cordame e cuoio, straordinariamente conservati.

Una di queste imbarcazioni si troverà al centro della sala, come immersa nell’acqua, assieme a un argano verticale e un dritto di prora.

Si tratta di una piccola imbarcazione utilizzata per la pesca, scoperta negli anni Novanta del secolo scorso nell’area vicina al complesso termale dell’Insula Nordoccidentale della città, dove sono stati rinvenuti numerosi reperti che attestano come, al momento dell’eruzione, le terme fossero utilizzate come luogo di rimessaggio di barche e di deposito di attrezzature legate alle attività marinare.

Il corpo dell’imbarcazione, solo in parte conservato, misura in lunghezza 280 cm e in larghezza 118 cm, ma le sue proporzioni lasciano presumere che le dimensioni fossero in origine significativamente più ampie rispetto alla porzione di carena conservata.

Accanto alla barca è esposto lo straordinario dritto di prora in legno a forma di testa di serpente dipinta in rosso, che trova numerosi confronti in affreschi pompeiani, anch’esso rinvenuto nella stessa area della barca, insieme a un timone in legno e sei remi, sempre riconducibili ad imbarcazioni da pesca, a un rotolo di corda e a una rete da pesca con numerosissimi pesi da rete in piombo.

Lo stesso contesto ha restituito l’eccezionale argano verticale in legno esposto in mostra, tecnicamente definito «cabestano», che veniva probabilmente utilizzato per tirare in secca le barche, e che conserva ancora gli incassi per le assi di manovra e le ali verticali per la raccolta della corda.

Da questa sala due piccole passerelle attraversano un ambiente pavimentato con mosaici, suggerendo l’attraversamento di un fiume metaforicamente disegnato da una proiezione a pavimento, in cui scorrono, spinte dalla forza della corrente, brevi frasi e parole che, da un lato, richiamano la sfera di sacralità del bosco, dall’altro evocano poeticamente attrezzi, oggetti e figure legate al tema della lavorazione e trasformazione della preziosa materia lignea. È l’approdo verso una dimensione diversa, più simbolica, intima e magica, verso il luogo da cui proviene la materia, il bosco.

Infatti, nell’ultima sala, la più ampia del percorso, che accoglie oggetti di mobilio e suppellettili in legno di rara bellezza, per evocare l’origine dei reperti, le teche sono collocate all’interno della ricostruzione stilizzata di un bosco in orario notturno, con proiezione, nel centro del soffitto, delle costellazioni e della Via Lattea. Nella radura che apre allo sguardo il cielo, un confortevole divano permetterà la sosta e la visione delle frasi evocative che si andranno a comporre tra le stelle.

A conclusione della mostra, una proiezione multipla consente l’ultimo suggestivo apprezzamento dei reperti, con le immagini che scorrono ritmicamente sui sei monitor in un gioco coordinato tra visione d’insieme e particolari. Le iscrizioni dei loro nomi in italiano, latino ed inglese e i suoni che evocano la funzione dei singoli oggetti completano l’ultima suggestione del percorso.

Le informazioni sui reperti esposti in mostra e sul loro ritrovamento saranno disponibili attraverso la webapp attivabile con la tecnologia NFC: basterà avvicinare lo smartphone alle schede disposte lungo il percorso per accedere direttamente alle informazioni senza bisogno di scaricare nessuna App.

Affinché l’accesso alle informazioni sia più ampio possibile, saranno a disposizione anche il QR code e il link diretto alla webapp: www.materiainmostra.it.

Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano

alla Reggia di Portici

dal 14 dicembre 2022 al 31 dicembre 2023

a cura di Francesco Sirano e Stefania Siano

Dichiarazioni del Direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano

Protagonista della mostra è un legno che normalmente non si sarebbe dovuto trovare, o almeno la nostra esperienza ci diceva che dopo un’eruzione così distruttiva non si sarebbe dovuto recuperare; invece è stato trovato e restaurato certosinamente da generazioni di archeologi. Non potevamo continuare a tenerlo all’interno dei depositi e abbiamo scelto di condividerlo sul territorio, non nell’Antiquarium del Parco, ma nella splendida sede della Reggia di Portici lungo quel Miglio d’oro che è nato e si è sviluppato a partire dalle scoperte di Ercolano e di Pompei”.

Francesco Sirano
Francesco Sirano. Credits per la foto: Giorgia Bisanti

Dichiarazioni del Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Matteo Lorito

La Federico II insieme al Parco Archeologico di Ercolano inaugura una mostra davvero unica, che racconta una storia veramente speciale, narrata dalla sopravvivenza di bellissimi manufatti lignei immortalati dall’eruzione raccontata da Plinio. Il tutto immerso in una sede di straordinaria bellezza qual è la Reggia di Portici dove l’università unisce didattica, ricerca, arte, grande valenza paesaggistica e patrimoni museali. Una sede, peraltro, dove si studiano da tempo i legni fossili e se ne raccolgono le informazioni. Grazie ad un ottimo rapporto tra il nostro Ateneo, con il suo Dipartimento di Agraria, e il Parco Archeologico, siamo in grado oggi di offrire al pubblico un’esperienza indimenticabile e in grado di emozionare il visitatore. Storia, cultura, innovazione espostiva, presenza di reperti preziosissimi, fanno rivivere le wunderkammer del Grand Tours, a beneficio di tutti coloro che vorranno farsi stupire da un pezzo importante del nostro immenso patrimonio archeologico”.

Dichiarazioni del Direttore Centro MUSA – Musei delle Scienze Agrarie, Stefano Mazzoleni

La settecentesca Reggia di Portici, luogo di meraviglie di particolare bellezza architettonica e artistica, sede dell’Herculanense Museum, primo museo e fabbrica di restauro di reperti archeologici, dal 1872 centro di studi scientifici universitari in agraria e oggi anche parte del sistema museale dell’Università Federico II, ospita un’inedita mostra del Parco Archeologico di Ercolano: ‘Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano’.

La mostra costituisce un particolare intreccio evocativo tra le funzioni originarie del museo archeologico, con l’esposizione di inediti reperti e manufatti in legno carbonizzato, e il moderno interesse scientifico del Dipartimento di Agraria sul legno, uno straordinario materiale, costruito dalle piante con la fotosintesi, trasformato dall’uomo in utensili e manufatti, bruciato da catastrofici eventi naturali, ma capace di conservare anche carbonizzato la memoria della sua incredibile storia”.

Dichiarazioni del Direttore Dipartimento di Agraria Università degli Studi di Napoli Federico II, Danilo Ercolini

Ospitare questa mostra ci rende molto orgogliosi, non solo per il valore intrinseco della mostra in sè, ma anche perché il tema tema dei legni è assolutamente congruente con il tema delle attività scientifiche e didattiche del nostro Dipartimento. Inoltre rappresenta un’occasione ulteriore per consolidare il ruolo di hub culturale che il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha in Campania anche perché porterà molte più persone presso il nostro sito e consentirà di far conoscere le nostre attività e di valorizzare il bene che noi amministriamo”.

Dichiarazioni del Sindaco della Città Metropolitana, Gaetano Manfredi

“Quella che si aprirà domani nella splendida Reggia di Portici, dove resterà per più di un anno, è una mostra di straordinario valore storico e scientifico. Caratteristica peculiare di Ercolano non è solo, infatti, quella di essere l’unica città del mondo romano a conservare il suo antico fronte a mare e l’elevato delle case sino al secondo piano, ma anche quella di aver preservato il legno come materiale di costruzione, di arredo e non solo. Ragione per cui il Palazzo reale diventerà, da domani e per tutto il 2023, uno dei centri espositivi di maggiore interesse nel panorama culturale nazionale e internazionale.
Il grande impegno messo in campo dalla Città Metropolitana, nell’ambito della preziosa sinergia istituzionale creatasi con il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, il Centro Musa e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli ha portato alla realizzazione di importanti lavori di restauro per la valorizzazione del patrimonio architettonico e storico-artistico del complesso monumentale, che è oggi tra i più splendidi esempi in Europa di residenza estiva della famiglia reale borbonica, e altri interventi sono in cantiere, come quelli per il restauro delle facciate lato Nord verso Portici e lato Sud verso Ercolano. Ed è grazie a questo grande sforzo che oggi, con questa Mostra, comincia l’era in cui la Reggia di Portici si apre al mondo e ritrova la sua funzione originaria di polo museale e di attrattore culturale e turistico per tutto il territorio”.

INFO

Biglietto mostra € 5,00

Biglietto integrato € 15,00 (comprende visita a mostra, Reggia di Portici, Herculanense Museum, Orto botanico, Parco Archeologico di Ercolano)

Biglietti disponibili online sul sito www.centromusa.it e presso le biglietterie della Reggia di Portici e del Parco Archeologico di Ercolano

Giorno di chiusura lunedì

Orario invernale ore 9:30 – 17:30 (ultimo ingresso ore 15:30)

Orario estivo ore 9:30 – 19:00 (ultimo ingresso ore 17:30)

Indirizzo Reggia di Portici, Via Università 100, Portici

Parcheggio gratuito

Sito mostra: www.materiainmostra.it

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Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano 

Vinta la sfida della decentralizzazione delle esposizioni 

Terminata il 31 dicembre 2023 la Mostra Materia. Il legno che non bruciò a Ercolano la delocalizzazione dell’esposizione dei reperti conferma l’importanza della rete per lo sviluppo territoriale.

Conclusa con una visita-evento dedicata a rappresentanti del territorio la Mostra Materia Il legno che non bruciò a Ercolano, prodotta dal Parco Archeologico di Ercolano con il consueto affiancamento del Packard Humanities Institute, presso la settecentesca Reggia di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e sede del Herculanense Museum, tra i primi musei archeologici al mondo e meta dei viaggiatori del Grand Tour.

Il legno e la sua materia, primi attori indiscussi per 12 mesi nelle lussuose sale della Reggia, reperti intrisi di umanità, hanno raccontato ai visitatori storie di ritrovamenti, utilizzi, impieghi nella quotidianità degli antichi e non solo. Tutti questi elementi sono protagonisti anche dei social con le Schegge del Parco, il nuovo format lanciato di recente dove il Direttore Sirano narra la storia del reperto, e con una trasposizione all’interno del Parco, ne mostra poi il luogo del ritrovamento.

Nata da una straordinaria collaborazione interistituzionale con la Città Metropolitana di Napoli, il Dipartimento di Agraria e del Musa (Centro Museale Reggia di Portici) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e con un finanziamento della Regione Campania, ognuno soddisfatto del risultato e convinto della buona riuscita delle collaborazioni territoriali.

Il Direttore del Parco di Ercolano Francesco Sirano dichiara: “Gli straordinari reperti in legno, particolarità unica al mondo del nostro patrimonio sono diventati, nello spirito UNESCO; occasione per proseguire la tessitura di rete territoriale valorizzando anche altri meravigliosi luoghi ricadenti nella buffer zone, quali la splendida Reggia di Portici. Non ci è parso sostenibile continuare a tenere i reperti in legno all’interno dei depositi e abbiamo scelto di condividerli sul territorio e con la comunità, non nell’Antiquarium del Parco, ma nel sito che fu la sede del primo museo borbonico dedicato ai siti vesuviani. Oggi i reperti tornano al Parco e, dato il successo della Mostra, questo non sarà un addio ma un arrivederci perché il Parco lavorerà ad esporre i reperti in Antiquarium, così come continueranno la collaborazione con i partner istituzionali e le ricerche con il Dipartimento di Agraria”.

Si chiude una mostra di rara bellezza, – le parole di Matteo Lorito, Rettore dell’Università degli studi di Napoli Federico II – frutto di una collaborazione virtuosa tra istituzioni, che ha consentito di riportare nella reggia voluta da Carlo di Borbone reperti archeologici unici al mondo esposti in un contesto straordinario e con modalità che hanno consentito a migliaia di persone di immergersi nella quotidianità dell’epoca romana. Si ringrazia il Parco Archeologico di Ercolano e la Città Metropolitana per aver voluto ‘prestare’ al Dipartimento di Agraria legni fossilizzati. Un Dipartimento nel quale da molti anni, tra le tante discipline scientifiche, si studiano legni fossili anche del neolitico”.

“Si è conclusa il 31 dicembre 2023 la straordinaria mostra ‘Materia: il legno che non bruciò ad Ercolano’. Inaugurata a dicembre 2022, nella maestosa Reggia di Portici, la mostra ha rappresentato un’esperienza culturale senza precedenti, conducendo i visitatori in un viaggio attraverso la storia e l’archeologia, sottolineando il forte legame tra l’antica Ercolano e la settecentesca Reggia borbonica. – interviene il Direttore del Centro MUSA – Musei delle Scienze Agrarie, Stefano Mazzoleni – La Reggia fu realizzata nel settecento come residenza estiva per la famiglia reale borbonica e divenne sede dell’Herculanense Museum, uno dei primi musei archeologici al mondo, meta del Grand Tour da tutta Europa. Successivamente, dal 1872, diventò invece sede della Real Scuola di Agricoltura di Portici, oggi Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. La mostra ha inoltre contribuito a rafforzare il legame di collaborazione tra l’Ateneo Federiciano e il Parco Archeologico di Ercolano, custode dei millenari reperti archeologici. Nonostante la fine di questa mostra unica, il legato culturale e storico continuerà a vivere, promuovendo la consapevolezza e l’apprezzamento della ricca eredità dell’area. Guardiamo avanti a nuove iniziative che continueranno a celebrare e preservare la storia di questo luogo straordinario. Un grazie a tutti i visitatori che hanno condiviso con noi l’entusiasmo e la meraviglia di fronte a delle opere assolutamente uniche ed affascinanti. La grande partecipazione e l’entusiastico interesse dei visitatori ha anche rinsaldato il legame tra il territorio e le istituzioni culturali”. 

Ospitare la mostra Materia a Portici è stato, oltre che un piacere, un chiaro esempio di proficua collaborazione tra istituzioni. – dichiara Danilo Ercolini, Direttore Dipartimento di Agraria – Abbiamo a cuore la valorizzazione della reggia di Portici, e ogni collaborazione con altri enti territoriali che aiuta questa valorizzazione sarà benvenuta. I numerosi visitatori della mostra, unica e favolosa nel suo genere, hanno avuto anche occasione, non soltanto di visitare la reggia di portici e apprezzarne il valore, ma pure di entrare in contatto con la nostra realtà universitaria, maturando consapevolezza delle numerose attività di didattica, ricerca e terza missione svolte dal Dipartimento di Agraria, Dipartimento di Eccellenza per il quinquennio 2023-27”. 

Entusiasta della collaborazione anche il Sindaco della Città MetropolitanaSi è trattato di un’esperienza molto positiva. Innanzitutto per la grande e proficua sinergia, che ha consentito di mettere insieme realtà istituzionali diverse che hanno lavorato tutte per un unico obiettivo. Ma soprattutto perché, grazie a questa mostra – che ha consentito a migliaia di visitatori non solo di ammirare reperti unici al mondo, ma anche di scoprire lo straordinario palazzo reale borbonico, di passeggiare nelle sue splendide stanze, nei suoi giardini, nel ricchissimo orto botanico – possiamo affermare che è iniziata una nuova era per la Reggia di Portici: quella in cui si è finalmente aperta al mondo, ritrovando la sua funzione originaria di polo museale e di attrattore culturale e turistico per tutto il territorio. Il grande impegno messo in campo dalla Città Metropolitana, con la realizzazione di importanti lavori di restauro per la valorizzazione del patrimonio architettonico e storico-artistico del complesso monumentale, che è oggi tra i più splendidi esempi in Europa di residenza estiva della famiglia reale borbonica, sta portando ora i suoi frutti. Il successo di questa mostra ci dimostra che dobbiamo andare avanti su questa strada”, ha affermato Gaetano Manfredi, nel cui patrimonio immobiliare la Reggia rientra. 

Dunque ai visitatori del Parco verrà offerta l’opportunità di poter fruire ancora dei reperti in legno, grazie a una programmazione cadenzata che permetterà di rivedere i pezzi nella cornice dell’Antiquarium del Parco. Bisogna solo stare in campana…

Testo, video e foto dagli Uffici Stampa Università degli Studi di Napoli Federico II e Parco Archeologico di Ercolano. Aggiornato il 4 gennaio 2024.

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1 Comment

  1. A costo di fare brutta figura mostrando a tutti che quanto a iconografia greca e romana sono fermo a studi di quell’altro secolo (e se fosse il XX ancora ancora, in realtà le mie letture giovanili sull’argomento sono di pubblicazioni del XIX): ma quella rappresentata su gamba di tavolino T2 (da Ercolano) è una KalathiskosTänzerin, vedo bene?
    Forte!
    Mi colpisce l’associazione con il bucranio.

    Bellissima iniziativa e bellissimo articolo, stupendamente illustrato. Grazie!

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