L’anno che a Roma fu due volte natale di Roberto Venturini – recensione

Il mare di Torvaianica. Foto di Andy90, CC BY-SA 3.0

Ho scelto di leggere L’anno che a Roma fu due volte natale.

Prima di tutto perché speravo di trovarci molta Roma. E non sono stata delusa perché in qualsiasi momento della storia Roma e la romanità si presentano al lettore.

Soprattutto la romanità che mi piace di più, quella della gente comune che a volte si mescola con i famosi, guardandoli da vicino senza mai farne davvero parte, vivendo di riflesso la loro fama.

Qui andiamo anche oltre.

Roma due volte Natale Roberto Venturini
Roberto Venturini, scrittore. Foto © 2021 Giliola Chisté

Abbiamo Marco, ex bambino famoso, un tormentone degli anni ‘80. Il bambino del dado Knorr che dice ‘Guarda, papà, un pollo!’.

Ora forse questa frase non dirà molto a chi è stato bambino negli anni ‘90. Ma per noi nati e cresciuti a cavallo tra la fine degli anni di piombo e il riflusso di quello che è stato il decennio più frivolo del secolo scorso quel bambino è una citazione continua che a volte fa capolino ancora oggi.

Ci sono tanti anni ‘80, oltre a tanta romanità. C’è una cultura pop basata sulla televisione commerciale che è comune a tutta la generazione X, pure a quella che cerca in tutti i modi di rifarsi una verginità culturale. Invano.

C’è anche il mondo del cinema visto da una prospettiva particolare, quella del Villaggio Tognazzi dove Marco vive da quando è nato insieme alla sua famiglia, ormai composta solo da lui e dalla madre Alfreda.

C’è la commistione tra il ceto medio a cui appartiene Marco con Alfreda e i personaggi borderline che sono sempre in bilico tra il lecito e l’illecito, come Carlo, pescatore che non ha disdegnato di fare il tombarolo quando tutti intorno a lui lo facevano, e Er Donna, la trans che fa la vita e che adora Alfreda.

Ci sono i veri delinquenti, che non riescono a spaventare nemmeno per mezzo secondo eppure dovrebbero.

C’è Sandra Mondaini che non trova pace perché vuole ricongiungersi a suo marito Raimondo. Ma lui è al Verano e lei è a Lambrate.

Il Cimitero Monumentale del Verano a Roma. Foto di Giulschel, CC BY-SA 4.0

E c’è soprattutto Alfreda. Che è un donnone come potrebbero esserlo tante donne romane, vedova da tempo. Alfreda è il motore della storia. Tutto parte da lei. Lei che sembra non farcela più, davvero, a stare al mondo senza il suo Mario, e che accumula, accumula, accumula per una vita, finché non può più accumulare nulla, rischia di sparire nell’accumulo di roba e ricordi, e poco a poco va via di testa, e vede Sandra Mondaini a casa sua, disperata perché vuole tornare con il suo Raimondo. E per Alfreda come per tutti quelli che hanno vissuto gli anni ‘80 Sandra e Raimondo sono la sintesi del matrimonio perfetto.

Un po’ come nei ricordi di Alfreda è stata la sua unione con Mario.

Da lei parte l’idea di prelevare Raimondo dalla sua tomba di famiglia e riportarlo a Lambrate, da Sandra.

E qui mi fermo.

Perché la storia è di quelle che vanno lette, sì, anche con le sue digressioni continue, perché non sono casuali. Sono il mondo che oscilla tra immaginazione e realtà in cui si è mosso Marco in tutta la sua vita trascorsa a fianco della madre Alfreda.

Quei personaggi esistono anche grazie a tutto quello che hanno assorbito e accumulato. Anche grazie al breve periodo di gloria di un bambino famoso in tutta Italia che è tornato un ragazzo qualsiasi una volta cresciuto. Ma chissà se è davvero cresciuto, alla fine. Sembra di no.

Siamo di fronte a una storia surreale. A tratti mi fa pensare a un Fellini che gioca con la cultura nazionalpopolare impartita dalle televisioni commerciali.

Con le debite proporzioni.

I personaggi a loro modo sono teneri e sentimentali. Tutti. Anche Carlo. Anche il delinquente vero che alla fine non delinque, ma non è detto che non si rifaccia vivo. Questo però è un altro film.

Ah, vero, non è un film.

Però dovrebbe.

Di nuovo non so se è una storia da Strega.

Ma leggetela.

Roma due volte Natale Roberto Venturini L'anno che a Roma fu due volte Natale
La copertina del romanzo di Roberto Venturini, L’anno che a Roma fu due volte Natale, pubblicato da SEM Libri (2021)

L’anno che a Roma fu due volte natale di Roberto Venturini è candidato alla LXXV edizione del Premio Strega.

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