L’amante del vulcano di Susan Sontag (Edizioni Nottetempo, Milano, 2020), pubblicato per la prima volta nel 1992 negli Stati Uniti, è giunto in Italia nel 1995, edito da Mondadori e tradotto da Paolo Dilonardo.

L’autrice statunitense, filosofa e storica, docente universitaria e prolifica scrittrice, riflette in questo romanzo i diversi ambiti dei suoi interessi, delle sue conoscenze e, forse, anche delle sue travagliate esperienze di vita.

L’amante del vulcano è un romanzo storico che racchiude al suo interno molteplici tematiche, così come molteplici si rivelano, anche, i punti di vista attraverso cui avviene la narrazione.

amante del vulcano L'amante del vulcano romanzo storico di Susan Sontag
L’amante del vulcano, romanzo storico di Susan Sontag, Edizioni Nottetempo (2020). Foto di Annapaola Digiuseppe.

Protagonisti del romanzo, ambientato nel Regno di Napoli alla fine del Settecento, sono i celebri personaggi coinvolti in quello che oggi definiremmo un sexgate, ossia uno scandalo a sfondo sessuale riguardante uomini politici. I loro nomi, passati indelebilmente alla storia, pur con implicazioni ben differenti, sono quelli di Sir William Hamilton, Emma Hart e Horatio Nelson.

Nelle pagine del romanzo, tuttavia, Susan Sontag si riferirà a loro quasi esclusivamente attraverso appellativi: Lord Hamilton, quindi, è “il Cavaliere”; Emma Hart è, all’inizio, semplicemente “la ragazza”, poi “la moglie del Cavaliere”; l’ammiraglio Nelson è “l’eroe”.

PRIMA PARTE

In tutta la prima parte del romanzo campeggia indiscussa la figura di Lord Hamilton, ambasciatore inglese inviato nel 1796 a Napoli presso la corte borbonica, uomo colto e raffinato, mercante e collezionista d’arte, distaccato e controllato nelle relazioni umane e, tuttavia, ugualmente cordiale e disponibile, tanto da risultare gradito e richiesto in ogni ambiente, da quello popolare a quello aristocratico.

Sir William Hamilton, Wedgwood Museum – Barlaston, Stoke-on-Trent. Foto di Daderot, CC0

Sullo sfondo di questo forte personaggio, s’impongono scenari altrettanto incisivi: da un lato la brulicante, inquieta, caotica Napoli, con le bellezze del suo paesaggio e gli abissi dei suoi problemi sociali, economici e politici; dall’altro l’immobilità apparente del Vesuvio, ossessione del Cavaliere, vulcano che domina sulla capitale del Regno come un guardiano e, insieme, come una costante minaccia; infine, la corte del dissoluto e inconsistente Borbone, luogo di eccessi, di vizi, di volgarità ostentata e, talvolta, di spettacoli truculenti.

Intorno al protagonista si muovono, in secondo piano ma tracciati sempre in maniera vivida, personaggi come la moglie Catherine, musicista sensibile, delicata, impeccabile nei comportamenti e devota al marito ma, proprio per questa patina di perfezione, alquanto sbiadita; il nipote prediletto Charles, amministratore delle terre di Catherine in Galles; il re Ferdinando IV, compiaciuto nel disgustare e scandalizzare i suoi cortigiani, in contrapposizione con la regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, che sopperisce alle mancanze governative del consorte e cerca di mitigarne gli eccessi; Bartolomeo Pumo, detto Tolo, il giovane tuttofare “con un occhio solo” che accompagna Lord Hamilton nelle sue escursioni presso il cratere del vulcano; la cartomante e veggente Efrosina e poi, ancora, alcuni dei più grandi nomi della cultura e dell’arte europea di quegli anni, come Goethe, Romney e Walpole.

SECONDA PARTE

Nella seconda parte del romanzo entrano in scena gli altri due grandi protagonisti dello storico ménage à trois che tanta parte ha avuto negli avvenimenti politici dell’epoca: l’affascinante Emma Hart, dallo scomodo passato ma destinata a entrare nell’orbita dei più alti vertici dell’aristocrazia inglese e napoletana; l’ammiraglio Horatio Nelson, artefice di ineguagliabili imprese militari e, purtroppo, anche di azioni punitive di ingiustificabile inclemenza.

Emma Hart, nome con cui l’intraprendente Emily Lyon, figlia di un fabbro, si ribattezza nel trasferirsi dalla contea del Cheshire a Londra in cerca di fortuna, viene presentata prima nei panni di amante di Charles, poi in quelli di protetta e moglie di Sir Hamilton, infine in quelli del grande amore dell’ammiraglio Nelson, con la connivenza dell’anziano marito di lei, affezionato ormai a entrambi come un padre.

Il destino di Emma segue una parabola che, dai trascorsi scandalosi, a stretto contatto con la miseria, la porta a diventare invidiata moglie di un ambasciatore britannico, artista ammirata e contesa, confidente e amica del cuore della Regina e amante dell’eroe più osannato in Europa, per poi trascinarla pian piano verso una decadenza che non è solo sociale ed economica, ma anche fisica.

Emma, tuttavia, rimane sempre fedele a sé stessa, con tutte le sue contraddizioni e i suoi chiaroscuri: vive le situazioni più scabrose con un onesto candore d’animo; affronta gli eventi con spavalderia e determinazione, ma continuamente ferita da una particolare sensibilità d’animo che le fa vivere ogni dolore, anche quello altrui, con estrema intensità; ama gli eccessi, il gioco, il vino, il cibo, le comodità, ma è pronta a rinunciare a ogni agio per amicizia o per amore; investe tutto nella propria leggendaria bellezza, ma lascia serenamente che essa sfiorisca quando il suo unico interesse diventa l’uomo che ormai stravede per lei a prescindere dal suo aspetto fisico.

Differente il percorso dei due uomini, che partendo dall’apice del successo scendono la china. Nel caso del Cavaliere, il declino è privato, prima che sociale, ed è strettamente connesso con la perdita della ricchezza e, di conseguenza, con l’impossibilità di dedicarsi alla sua grande passione, il collezionismo; nel caso dell’eroe, vincitore nella famosa battaglia sul Nilo contro Napoleone Bonaparte, la débâcle è relativa alla sua immagine pubblica, offuscata dalla parte avuta negli orrori seguiti alla caduta della Repubblica Napoletana nel 1799, nonché dalla sua chiacchierata liaison con Emma, presunta ispiratrice delle sue scelte sbagliate.

Diversissimi tra loro (da un lato l’anziano Cavaliere, alto, carismatico, dotato di vastissima cultura e viva curiosità intellettuale, concentrato su sé stesso e sulle proprie passioni/ossessioni; dall’altro il giovane ammiraglio, “un piccolo uomo mutilato, sdentato, consunto e sottopeso”, proiettato verso la gloria e dedito al dovere), i due uomini amano entrambi con slancio sincero Emma, seguendone la sorte fino all’ultimo gradino. La reciproca stima, poi, li porta ad accettare l’anomala vita a tre che il resto del mondo vede come un’inspiegabile aberrazione.

Anche in questa seconda parte del romanzo si fa riferimento a numerosi altri personaggi storici, come la riservata signora Cadogan (il cui vero nome è Mary Kidd), madre onnipresente ma quasi impercettibile di Emma; il barone Vitellio Scarpia, “il più astuto tra i manipolatori e i fanatici”; la moglie di Nelson, Fanny (Frances Herbert Woolward), costretta a far buon viso a cattivo gioco; l’ammiraglio Francesco Caracciolo e gli altri protagonisti della rivolta giacobina.

TERZA E QUARTA PARTE

La terza parte del romanzo torna a consegnare l’intero carico narrativo al personaggio di Lord Hamilton, probabilmente quello più emotivamente vicino all’autrice. Sue sono le sensazioni descritte in prima persona, che chiudono il cerchio delle vicende attraverso un ultimo sguardo gettato sul tutto, tra lucidità e allucinazione.

La quarta e ultima parte di questo complesso romanzo storico, infine, è affidata alle riflessioni di coloro che nel resto della narrazione non hanno avuto voce, a eccezione della sezione dedicata ai pensieri di Emma Hart. Entrano in scena in soggettiva, dunque, Catherine Barlow (“Ero scialba. Ero spesso indisposta. Ero devota.”), moglie del Cavaliere; la signora Cadogan, madre di Emma (“Erano in tanti a prendermi per la cameriera di sua signoria, sempre. So fami da parte, io. Ma sono sua madre.”); infine, la rappresentante femminile più significativa della Rivoluzione Napoletana, Eleonora de Fonseca Pimentel, che racconta gli eventi dall’interno della sua cella, dov’è rinchiusa ad attendere il compimento del suo destino.

Paolo Scardanelli L'accordo. Era l'estate del 1979 (Carbonio Editore)
Gaspar Butler, Panorama della Baia di Napoli, olio su tela, diciottesimo secolo (BHC1902), National Maritime Museum, Greenwich, Londra, Caird Collection

 

Le ambientazioni del romanzo, tutte descritte con nitidezza, vanno dalle meraviglie del Golfo di Napoli alle miserie dei quartieri popolari; dalla fastosa corte borbonica ai luoghi della rivoluzione repubblicana; dalle residenze palermitane, dove si trasferiscono i Reali e i cortigiani in fuga da giacobini e francesi, ai suggestivi castelli britannici, come la casa-abbazia di Fonthill; dal Vesuvio all’Etna, dalla terraferma agli interminabili e travagliati viaggi per mare.

Le tematiche, numerosissime. Sono queste, a mio avviso, le ragioni per cui è interessante leggere questo libro, la cui trama sembra già nota fin dall’inizio, essendo legata a fatti storicamente risaputi.

Quello che il romanzo offre, infatti, oltre all’approfondimento psicologico dei personaggi e alla resa dei loro punti di vista, attraverso cui ogni cosa acquista un senso, è la molteplicità delle riflessioni su svariati temi, primo fra tutti il collezionismo, analizzato attraverso tutte le sue sfaccettature e attraverso le manie di chi lo pratica.

Il collezionista è perciò un simulatore, qualcuno le cui gioie non sono mai disgiunte dall’ansia. Perché c’è sempre qualcosa di più. O qualcosa di meglio. Devi averlo perché è un passo ulteriore verso un completamento ideale della tua collezione. Ma questa completezza ideale che ogni collezionista agogna è una meta illusoria”.

Ricorrente è il disprezzo dei britannici verso i napoletani, definiti “eterni bisognosi”. L’ammiraglio Nelson scrive al conte di St. Vincent che “non vede l’ora di salpare da quel paese di mandolinisti e di poeti, di puttane e di furfanti”. Il Cavaliere, addirittura, in una lettera a Walpole, in cui descrive la sua scimmia ammaestrata di nome Jack, afferma: “è più intelligente della maggior parte della gente che mi tocca frequentare qui. E i suoi movimenti sono più raffinati, i suoi modi più sussiegosi”.

Ma più volte è riportata, anche, la constatazione della grandezza di quel popolo, sotto diversi aspetti: “Si interessa a tutto. E vive in un luogo che per la pura e semplice massa delle sue curiosità – storiche, naturali, sociali – difficilmente potrebbe trovare rivali. Era più grande di Roma, era la città più ricca e popolosa della penisola italiana e, dopo Parigi, la seconda città del continente europeo, era la capitale delle catastrofi naturali e aveva il sovrano più indecoroso e plebeo, i gelati migliori, i più felici perdigiorno, la più insulsa indolenza e, fra i giovani aristocratici, il maggior numero di futuri giacobini. La sua baia incomparabile ospitava pesci bizzarri, oltre alle consuete ricchezze. Aveva strade lastricate di blocchi di lava e, a pochi chilometri di distanza, i resti sinistramente intatti, da poco riscoperti, di due città morte”.

Quasi a controbilanciare tali giudizi trancianti nei confronti della cultura partenopea, entra in campo l’opinione dei tedeschi in merito agli inglesi, espressa attraverso le osservazioni, altrettanto drastiche, di Johann Wolfgang von Goethe: “Così raffinati e così rozzi. Se non esistessero, nessuno li avrebbe inventati. Così eccentrici, così superficiali, così riservati”.

Torna in più occasioni la riflessione sul ruolo delle donne, sulla loro condizione all’epoca dei fatti narrati, ma anche in generale. Etichettate con ogni epiteto e infangate con fantasiose ingiurie sono, inevitabilmente, le donne di potere, come Maria Carolina d’Asburgo; diventano capri espiatori a cui affibbiare le colpe dei loro uomini, quando questi sono intoccabili, come nel caso di Emma: “Fare dunque dell’eroe uno scellerato? Ma gli eroi sono utili. No, più semplice individuare una qualche influenza che abbia distorto il suo giudizio, che lo abbia corrotto”.

Nel tratteggiare le caratteristiche dei collezionisti, inoltre, l’autrice scrive: “Le donne non sono educate a sentirsi competenti o appagate nella ricerca, nella competizione, nel rilancio che il collezionare (a differenza dell’acquistare su larga scala) richiede. I grandi collezionisti non sono donne, così come non lo sono i grandi raccontatori di barzellette. Collezionare, come raccontare barzellette, implica che si faccia parte di un mondo nel quale circolano, sono contesi e trasmessi oggetti già fatti. Presuppone un’appartenenza a pieno e sicuro titolo a un mondo del genere. Le donne sono addestrate a recitare, in questo mondo come in molti altri, un ruolo marginale o di secondo piano. A competere per essere approvate – non a competere in sé e per sé”.

E la situazione delle donne è la medesima, qualunque sia l’elevazione sociale o culturale: “La Regina subiva la tirata del Re in silenzio, il denso silenzio di una donna che sa che, per quanto più intelligente del marito, è comunque soltanto una moglie, soggetta ai suoi capricci”.

 

Altro tema ricorrente è quello delle disuguaglianze sociali, analizzate in più occasioni, soprattutto nella trattazione delle vicende legate alla Rivoluzione Napoletana del 1799. L’argomento è ben racchiuso in una semplice frase, in relazione all’insolito rapporto confidenziale che il Cavaliere instaura con il suo servitore Bartolomeo Pumo: “Quando c’erano altre persone, Pumo rientrava nel suo ruolo e riprendeva il suo posto nella catena dell’ingiustizia”.

Vaso Portland, lato II, Teti sul talamo. Foto © Marie-Lan Nguyen / Wikimedia Commons, CC BY 2.5

Interessanti le due lunghe digressioni dell’autrice sull’ipotesi della statua che prende vita (agendo e reagendo in maniera differente, a seconda che si tratti dell’effige di una donna o di uomo) e sul famoso vaso Portland, proprio da Lord Hamilton scovato, valorizzato e portato a Londra, diventato poi ispirazione per le seriali porcellane Wedgwood, nonché bersaglio del fanatismo di un disadattato, che lo ridurrà in pezzi.

Le cose vanno in rovina, crollano, svaniscono. È questa la legge del mondo, pensò il Cavaliere. Saggezza di vecchio. E quelle poche ritenute degne di essere ricostruite o riparate porteranno per sempre i segni della violenza subita”.

Altrettanto acute e allusive sono le descrizioni di due luoghi fuori dai limiti dell’equilibrio artistico e architettonico, nonché mentale, in riferimento agli artefici: la grottesca villa palermitana “costruita dal defunto fratellastro del principe siciliano” (chiaro riferimento a Villa Palagonia, commissionata da Ferdinando Francesco I Gravina Cruyllas), e l’ambizioso castello gotico di Sir William Beckford, nel Wiltshire, la cui torre è destinata a crollare, trascinando via con sé, nella polvere, gran parte dell’edificio.

L’amante del vulcano è certamente il Cavaliere, l’uomo affascinato dal Vesuvio, ma il titolo è probabilmente allusivo anche all’eroe di Trafalgar Square che, nonostante una situazione matrimoniale consolidata e un’innata ambizione alla gloria militare, a cui da sempre ha consacrato la propria esistenza, diventa l’amante di una donna incontenibile e prorompente come un vulcano.

Non a caso Emma, che ama intrattenere gli ospiti con le sue famose Figure, o attitudes, ossia rappresentazioni visive di personaggi femminili epici (Niobe, Medea, Ifigenia, Arianna, Didone, Lucrezia…), da lei evocati attraverso pose, drappeggi, acconciature, oggetti artistici e ornamenti, ricorda tanto una delle descrizioni che Susan Sontag fa del Vesuvio: “Se la montagna sputava fuoco, scagliava al cielo sé stessa, si mutava in fiamma e in una mobile parete di cenere, si trattava di un invito a guardare. La montagna si esibiva”.

E, restando all’interno della medesima metafora, appare profetica l’osservazione dell’autrice: “anche nelle anime più pacificate il vulcano ispira una voglia smodata di vedere distruttività”. Ed è verso quest’ultima che, pur involontariamente, si muovono i personaggi del romanzo.

Perché, come ogni oggetto di grande valore, il vulcano unisce in sé aspetti contraddittori. Divertimento e apocalisse”.

amante del vulcano L'amante del vulcano

SCHEDA DEL LIBRO


Titolo: L’amante del vulcano
Autrice: Susan Sontag
Casa editrice: Nottetempo
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: Romanzo storico
Traduttore: Paolo Dilonardo
Pagine: 504
Prezzo: € 19,50

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