Esterno Notte è l’ultimo lavoro del regista emiliano Marco Bellocchio, incentrato sul rapimento e l’uccisione del Presidente della DC Aldo Moro. Il film doveva originariamente essere un prodotto televisivo diviso in 6 puntate. Tuttavia, grazie all’alta qualità del progetto, la Lucky Red ha deciso di dar vita ad un vero e proprio film, presentato prima a Cannes 2022 e di recente nelle nostre sale cinematografiche.
Esterno Notte: trama
16 Marzo 1978: il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro (Fabrizio Gifuni) viene rapito da una banda delle Brigate Rosse. La scorta viene brutalmente uccisa e sulla scena del crimine restano solo corpi e macchine dilaniate dai proiettili. Il mondo politico italiano è sotto shock e si prepara a reagire per poter liberare il Presidente.
Giulio Andreotti (Fabrizio Contri) e Francesco Cossiga (Fausto Russo Alesi) sono i maggiori esponenti della DC, chiamati ad intervenire direttamente per liberare Aldo Moro.
Attorno al rapimento di Moro ruotano altre figure che si prodigano per la liberazione del politico. Il Vaticano con la guida di Paolo VI (Toni Servillo) tenta di raggiungere un accordo con i brigadisti tramite uno scambio di denaro. La famiglia Moro, che ha come figura di spicco Eleonora Moro (Margherita Buy), moglie del Presidente, tenta invano di convincere il mondo politico ad osare di più e a trovare un compromesso.
Speculazioni
Il caso Aldo Moro è uno dei più noti della storia della Prima Repubblica. A dargli notorietà, oltre alla tragicità dell’evento stesso, è sicuramente il fattore speculativo attorno a ciò che realmente rappresentava Moro nel 1978. Sin da subito si moltiplicarono le discussioni su ciò che fosse veramente avvenuto.
La pellicola di Bellocchio, infatti, fa partire la sua narrazione dai giorni antecedenti al rapimento. Giorni cruciali per la Repubblica Italiana che si sarebbe vista protagonista di un enorme cambiamento noto oggi come compromesso storico. La scelta politica fu promossa dal Presidente del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer e trovò come suo maggiore interlocutore proprio il Presidente della Democrazia Italiana Aldo Moro. L’obiettivo era quello di creare un governo stabile dove far coabitare serenamente tutte le fazioni politiche. Moro, colui che ancora oggi è ricordato come il maggior mediatore di tale proposta, entrò prepotentemente nel mirino di diversi nemici.
I primi nemici e i più noti furono le Brigate Rosse, che videro nella figura di Moro un politico corrotto e traditore del popolo. Alcuni ritengono invece che contro questa scelta, più “silenziosamente”, ci fossero anche il Presidente Jimmy Carter e gli Stati Uniti. Per quanto concerne la questione americana, Bellocchio non si sbilancia troppo, ma lascia egregiamente intendere che la pressione statunitense era palpabile. La scena cardine che riassume tutto ciò la troviamo ad inizio film durante una conversazione tra Moro e Cossiga in cui quest’ultimo ricorda al Presidente che per gli americani “Il rosso resta rosso” e che, di conseguenza, non vedevano di buon occhio questo compromesso.
Il fallimento della Repubblica
L’opera di Bellocchio ha il grande pregio di non concentrarsi solo sulla figura di Moro ma su tutto ciò che gira intorno ad essa. Ogni episodio mostra la reazione al rapimento delle forze politiche e non. Se Cossiga affronta il rapimento con senso di colpa e senso di impotenza, Paolo VI decide sin da subito di valutare il pagamento di un riscatto nonostante esso potrebbe indirettamente finanziare le BR.
Un terzo punto di vista, molto spesso ignorato, è proprio quello dei brigadisti che organizzarono il rapimento, in modo specifico parliamo di Adriana Faranda (Daniela Marra) e Valerio Morucci (Gabriel Montesi). Se da una parte abbiamo Adriana definita da subito come una “rivoluzionaria cattolica” e quindi contraria all’uccisione di Moro poiché questo omicidio soffocherebbe la Rivoluzione, dall’altro lato abbiamo come opposto Valerio, un brigadista che ammette chiaramente di non credere alla futura esistenza di un Italia rivoluzionaria e socialista.
Il quarto punto di vista, forse il più disperato, è quello di Eleonora Moro e dei figli del Presidente che si videro improvvisamente impotenti davanti ad un nemico che non accettava compromessi ed uno Stato che rifiutava di scendere a patti etichettando Moro come un “pazzo”.
A film concluso, lo spettatore si trova davanti ad una grande questione: Moro poteva essere salvato?
In un certo senso, Bellocchio non punta mai il dito contro nessuno, bensì si limita a riportare i fatti ottenuti studiando atti giudiziari e notizie di giornali. Non vi è un vero e proprio nemico, in un certo senso nemmeno le BR sembrano esserlo. L’estremismo politico è visto come la causa di anni di mal governo e come il fallimento della speranzosa rivoluzione del ’68.
Lo Stato, e questo lo possiamo dire per certo, si è dimostrato debole e titubante causando un forte incremento del malcontento popolare che in Moro vedeva una figura quasi salvifica. D’altra parte, però, Bellocchio pare più volte dirci che questo compromesso tanto voluto da Moro non era così tanto agognato dalla DC e soprattutto da Andreotti. Dopo la visione del film, quindi ci chiediamo pure: Moro è stato utilizzato come sacrificio per impedire un cambiamento radicale di governo o per permettere a qualcuno di conservare il potere? Gli Americani hanno avuto una parte nella gestione del rapimento?
Probabilmente non avremo mai risposte a questi quesiti. Non ci resta altro che osservare attentamente questo prodotto filmico, portando con noi i dubbi che ne conseguono e domandandoci cosa sarebbe accaduto con un compromesso storico.
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