ATTRAVERSAMENTI – La via Appia tra pietra e visione”

Dal 30 maggio al 12 luglio 2024, un itinerario di spettacoli, approfondimenti e performance per incontrare la Regina Viarum

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Attraversamenti – La via Appia tra pietra e visione
la locandina di Attraversamenti – La via Appia tra pietra e visione

Progetto promosso dal Parco archeologico dell’Appia Antica con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo, ideato in collaborazione con la Rete dei Teatri di Pietra.

Chiesa di San Nicola
Chiesa di San Nicola

ATTRAVERSAMENTI è il progetto che esplora, attraverso le arti performative, il legame tra paesaggio, arte, archeologia. Promosso dal Parco Archeologico dell’Appia Antica con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo e ideato in collaborazione con la Rete dei Teatri di Pietra, si svolgerà dal 30 maggio al 12 luglio in dieci appuntamenti di teatro, musica, danza, botanica, scienze mediche e arte della cura, che si terranno in due luoghi straordinari del Parco Archeologico dell’Appia Antica: la Chiesa di San Nicola (presso il Mausoleo di Cecilia Metella) e il Ninfeo Villa dei Quintili.

Villa dei Quintili
Villa dei Quintili

Attraversamenti si fonda sullo stesso principio espresso dal Parco: “la fusione tra natura e cultura che il paesaggio esprime”, spiega il direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica, Simone Quilici. “Il programma porta dunque lo spettacolo dal vivo e la fusione tra le arti nel pieno rispetto del luogo, senza forzarne la natura e senza sovrastrutture che lo trasformino, ma al contrario nella piena comprensione dello spazio nel quale la performance si svolge. Il pubblico potrà così immergersi in questa simbiosi, cogliendo il senso profondo dei luoghi”.

“Abbiamo scelto il titolo della rassegna pensando non solo alla funzione originaria della Regina Viarum come mezzo di connessione fisica tra un luogo e l’altro, ma anche perchè l’atto stesso dell’attraversare amplifica la nostra realtà, si traduce in esperienza e conoscenza e quindi in vita”, spiega Aurelio Gatti, curatore del progetto;  il programma ha immaginato il Parco archeologico non solo come magnifico palcoscenico nel quale percepire la connessione tra passato e presente, ma per rimettersi in connessione con la Natura e aprirsi alla conoscenza attraverso nuove e inedite narrazioni, antiche e contemporanee, delle arti performative”.

Il mito – con Aiace, Ulisse, Ismene, Enea – la poesia – con Lucrezio, Virgilio, Plinio, Catullo, Ovidio – ma anche riflessioni sulla salute, sulla natura sono i cardini del ricco programma che da giugno a luglio comprende tre incontri seguiti da performance (ore 18.30) e sei spettacoli (ore 21.00). Il 30 maggio alle 19 alla Chiesa di San Nicola il programma verrà raccontato al pubblico dal direttore Simone Quilici e da Aurelio Gatti; seguirà un assaggio degli incontri, delle performance e degli spettacoli delle settimane successive: la musica di Marcello Fiorini e una lettura di Sebastiano Tringali di un brano di Procopio di Cesarea sulla via Appia; gli interventi della naturopata Maria Clara Amato e del Dr. Michele Pellegrino sulla relazione tra archeologia e cura. L’attrice Viola Graziosi presenterà il suo Aiace da Jannis Ritsos e Paola Saribas ed Elisa Carta Carosi danzeranno sulla musica di Marcello Fiorini. Ancora, Cinzia Maccagnano reciterà le ragioni della Autodifesa di Ismene, mentre a chiudere la serata sarà la lettura di Sebastiano Tringali con un brano sulla via Appia tratto da “Roma, splendori e miserie” di Charles Dickens.


Giovedì 30 maggio alle 19.00 apre la rassegna artistica ATTRAVERSAMENTI. La via Appia tra Pietra e Visione, con una presentazione all’interno della suggestiva Chiesa di San Nicola, davanti al Mausoleo di Cecilia Metella. Interverranno il direttore del Parco Simone Quilici e il curatore del progetto Aurelio Gatti.

A seguire performance artistica, con interventi musicali, testuali e poetici di Marcello Fiorini, Sebastiano Tringali, Carlotta Bruni, Maria Clara Amato, Viola Graziosi, Cinzia Maccagnano, Chiara Meschini, Michele Pellegrino, Paola Saribas.

Il biglietto di ingresso gratuito è scaricabile online ma può anche essere fatto sul posto la sera stessa dell’evento.

 

APPUNTAMENTO IN GIARDINO | Concerto

In occasione dell’edizione 2024 di Appuntamento in Giardino, che promuove la sorprendente ricchezza botanica e paesaggistica dei giardini d’Italia, sabato 1° giugno alle 17.00 il Parco Archeologico dell’Appia Antica ospiterà in concerto l’orchestra Sonorum, nel Complesso di Capo di Bove, con vista sullo splendido giardino interno e con un repertorio di brani che comprende, tra gli altri, Libertango di Astor Piazzolla, Amarcord di Nino Rota e una composizione per pianoforte e orchestra di Ludovico Einaudi.

Attraversamenti – La via Appia tra pietra e visione appuntamento in giardino 2024

 

NUOVO SISTEMA DI BIGLIETTAZIONE

I biglietti per i siti del Parco Archeologico dell’Appia Antica sono acquistabili online sul portale e-ticketing Musei Italiani gestito dal Ministero della cultura, da mobile con la app Musei Italiani disponibile su Google Play e su App Store oppure onsite dai totem posizionati all’ingresso di ogni sito, esclusivamente con carte di pagamento elettroniche. Con un clic è ormai possibile acquistare anche il biglietto per siti con ingresso contingentato come le Tombe di via Latina o Villa di Sette Bassi!

Sulla stessa piattaforma troverete anche i biglietti per le diverse iniziative del Parco come spettacoli, eventi e visite guidate!

Acquista sul sito dei Musei Italiani

ALTRI EVENTI

Sabato 1 giugno tra le 10.30 e le 13.30 nel Complesso di Capo di Bove si terrà il secondo incontro del ciclo “Scoprendo la via Appia. Verso il riconoscimento Unesco” incentrato sul tema: “Le opere ingegneristiche e le infrastrutture lungo la Via Appia”.

Scopri il programma sul sito del Parco Archeologico dell’Appia antica

Da giugno a dicembre tanti laboratori didattici e di archeologia sperimentale con AppiAmo, un progetto realizzato insieme all’Associazione Progetto Investiganda.

Scopri tutti gli appuntamenti sul sito del Parco Archeologico dell’Appia antica

 

MOSTRE IN CORSO

L’Appia è moderna. Casale di Santa Maria Nova. 18 maggio | 13 ottobre 2024


IL VERDE CHE CURA – RIFLESSIONI SU VERDE SACRO E VERDE PROFANATO”

L’INCONTRO TRA SCIENZA E ARTI PERFORMATIVE

CON IL DIRETTORE DELL’ORTO BOTANICO DI PALERMO ROSARIO SCHICCHI E LEONARDO SCUDERI. A SEGUIRE LA PERFORMANCE ISPIRATA AL “DE RERUM NATURA” DI LUCREZIO

Roma, sabato 8 giugno, Ninfeo della villa dei Quintili, ore 19,00

Il verde che cura” – Riflessioni su verde sacro e verde profanato, è il primo dei tre incontri della rassegna Attraversamenti – La via Appia tra pietra e visione, che si terranno a Roma presso il Ninfeo della Villa dei Quintili; al centro dei tre appuntamenti ci sarà il rapporto tra uomo e natura, raccontato da esperti e intepretato da artisti. Sabato 8 giugno alle 19 il direttore dell’Orto Botanico di Palermo Rosario Schicchi e Leonardo Scuderi, dottore di Ricerca in Fitogeografia dei territori Mediterranei, botanico e fitosociologo, parleranno del mondo vegetale come un laboratorio di sostanze chimiche che l’uomo ha imparato a usare per la propria salute, considerando dunque, per millenni, il verde come elemento sacro. Oggi, al contrario, abbattere un albero secolare non crea più alcun rimorso e il verde viene profanato, anche se dalle piante dipende ancora la nostra vita.

All’incontro seguirà una performance strettamente legata al tema della relazione dell’uomo con la natura, ispirata al De Rerum Natura di Lucrezio, opera monumentale dedicata alla fisica, all’antropologia e alla cosmologia. Si esibiranno Elisa Carta Carosi (danza) e Camillo Ciorciaro (teatro), accompagnati dalle musiche dal vivo di Marcello Fiorini.


PROGRAMMA

gio 30 mag 24 ore 19,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

inaugurazione e presentazione

interventi e ospiti: Arch. Simone Quilici, Direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica

Aurelio Gatti , curatore del progetto e Maria Clara AMATO, Marcello FIORINI, Viola GRAZIOSI, Cinzia MACCAGNANO, Chiara MESCHINI, Michele PELLEGRINO, Paola SARIBAS, Sebastiano TRINGALI

sab 8 giu 24 ore 19,00

Santa Maria Nova

#incontro

Il verde che cura” – Riflessioni su verde sacro e verde profanato

con Leonardo SCUDERI e Rosario SCHICCHI (botanica)

#performance

De Rerum Natura” da Lucrezio

con Elisa CARTA CAROSI (danza), Camillo CIORCIARO (teatro)

musiche dal vivo Marcello FIORINI

dom 16 giu 24 ore 19,00

Ninfeo Villa dei Quintili

#incontro

Il medico che vorrei” La nutrizione della vita

con Maria Clara AMATO (naturopata) e Dr. Michele PELLEGRINO (medicina)

#performance

Elegie”da Catullo

con Matteo GENTILUOMO (danza) e Chiara MESCHINI (canto)

ven 21 giu 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

Compagnia TTR Il Teatro di Tato Russo

GAIUS PLINIUS SECUNDUS

L’ultimo viaggio di Plinio il Vecchio

drammaturgia Diego SOMMARIPA e Noemi Giulia FABIANO

musica Marco SCHIAVONI

danza Lucia CINQUEGRANA, Luca PIOMPONI

con Rino DI MARTINO

sab 22 giu 24 ore 19,00

Ninfeo Villa dei Quintili

#incontro

La dimensione della cura”

con Silvia AVERSANO (biodiscipline), Maria Clara AMATO (iridologia), Nelda PARISINI (naturopatia e meditazione)

#performance

Daphne da Ovidio

con Lucia CINQUEGRANA e Luca PIOMPONI (danza)

sab 29 giu 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

Compagnia Bottega del Pane teatro

AUTODIFESA DI ISMENE – elogio della sopravvivenza

di Flavia Gallo

regia Cinzia Maccagnano

con Luna MARONGIU, Raffaele GANGALE e Marta CIRELLO

paesaggi sonori Lucrezio de Seta – costumi Monica Mancini

dom 30 giu 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

Compagnia MDA Produzioni Danza

TEMPESTA

dall’Eneide di Virgilio

drammaturgia Sebastiano Tringali

regia e coreografia Aurelio Gatti

con Elisa CARTA CAROSI, Lucia CINQUEGRANA, Paola SARIBAS e Sebastiano TRINGALI

sab 6 lug 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

Compagnia Teatro della Città

IL SOGNO DI AIACE

da Sofocle e Ghiannis Ritzos

regia Graziano PIAZZA

con Viola GRAZIOSI

dom 7 lug 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

T.T.R. – V.A.N. verso altre narrazioni

I MENECMI

come l’ottone e l’oro

da Tito Maccio Plauto

regia Collettivo VAN

con Andrea PACELLI, Ivan GRAZIANO, Gabriele MANFREDI, Andrea PALERMO, Federica CINQUE,Riccardo RIZZO, Gabriele RAMETTA e Andrea DI FALCO, musiche Andrea di Falco e Gabriele Rametta

ven 12 lug 24 ore 21,00

Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)

#spettacolo

Compagnia Agricantus

ULISSE RACCONTA ULISSE

di Beatrice Monroy e Sergio Vespertino

musiche dal vivo Pierpaolo PETTA

con Sergio VESPERTINO

sab 8 giugno

Il verde che cura” – Riflessioni su verde sacro e verde profanato #incontro

Il mondo vegetale costituisce di fatto la maggiore componente della biomassa vivente presente sulla terra. Il verde è ovunque, le piante ci precedono sul pianeta terra e hanno evoluto nel tempo strategie complesse per vivere pur restando ferme. Sono di fatto un laboratorio di sostanze chimiche che pian piano l’uomo ha imparato a usare per la propria salute.

Per millenni dalle piante è dipeso tutto: le case, il combustibile, l’alimentazione di base e le medicine.

Per millenni le piante sono state viste con sacralità e sono state fonte di miti presso tutti i popoli della terra.

Ma oggi… oggi abbattere un albero secolare non crea più rimorsi, foreste millenarie vengono abbattute e profanate per fare piantagioni a monocoltura di mais e di soia.

Il sacro viene profanato… ma dalle piante dipende ancora la nostra vita!

De Rerum Natura” da Lucrezio #performance

Danza ispirata al poema “De rerum natura” (sulla natura), capolavoro di Lucrezio.

Diviso in sei libri che iniziano ciascuno con una raffinata introduzione, si articola con armonioso disegno in tre gruppi di due libri ciascuno dedicati alla fisica, all’antropologia e alla cosmologia.

Lucrezio non intende dare una spiegazione fredda e razionale dei fenomeni dell’universo, ma un’ interpretazione poetica di essi, dell’armonioso aggregarsi e disgregarsi degli atomi, per cui tutte le cose nascono e muoiono.

Anche l’uomo ne fa parte, senza dispersione, perchè nulla nasce dal nulla e nulla muore riducendosi al nulla.

Il movimento va a raccontare l’infinita mutazione del mondo e la ciclica rigenerazione, lo spazio/tempo dove l’uomo si forma e si trasforma.

E poi il corpo, tra materia ed energia, tra dinamiche armoniche e infiniti conflitti “innaturali”.

dom 16 giugno

Il medico che vorrei” #incontro

Il medico che vorrei” , riflessioni, suggestioni e desiderata su ciò che riconosciamo come buon nutrimento, guardando all’integrità dell’organismo vivente come insieme di processi biologici che consentono la sopravvivenza e la crescita, ma anche come laboratorio alchemico per lo svilupparsi di fenomeni fisici e di sentimentil, di facoltà intellettuali e spirituali.

Il corpo, nella natura e per sua natura, diviene così luogo riconosciuto di incontro con il nutrimento della vita e dimora privilegiata per la stessa.

Elegie” da Catullo #performance

Elegie del Ritorno . Luoghi a cui si riconducono le proprie radici o in cui si hanno messe nuove radici. A parlarci di un luogo a lui caro, carico di questi significati, fu Gaio Valerio Catullo, il primo vero lirico latino. Nella sua poesia si esprime il rapporto panico tra uomo e natura che troverà poi in D’Annunzio la massima espressione. La poesia di Catullo sarà un modello per l’intera produzione lirica italiana non solo per quella classica e neoclassica ma anche per quella romantica, da Leopardi fino a Carducci.. Ancora nel Novecento Catullo con il suo carme eserciterà un grande fascino, basti pensare all’eco degli epigrammi catulliani su Saba , nonché in Quasimodo nella lirica “Vento a Tindari”, in cui esprime il suo dolce e malinconico ricordo della terra natia. Un poeta dunque che ha inaugurato una nuova stagione per la poesia soggettiva, semplice ma raffinata, che continua ad essere apprezzata anche dal pubblico contemporaneo.

ven 21 giugno

Compagnia TTR Il Teatro di Tato Russo

GAIUS PLINIUS SECUNDUS #spettacolo

Lo spettacolo è un viaggio immaginario attraverso le allucinazioni, le speranze, le proiezioni e gli ultimi respiri di PLINIO IL VECCHIO.
Lo spazio è un luogo astratto, un limbo, un quadro sospeso, una barca da riparo, che diverrà letto di morte, dove prendono Vita tra sogno e realtà, gli elementi: fuoco, acqua, aria, terra.
Le parole di Plinio “NATURA EST VITA“, in piena emergenza climatica , diventano una citazione dal sapore quantomeno sarcastico, ed è proprio con questo sentimento che si racconteranno e verranno raccontati gli Elmenti , dall’antico splendore, a tratti barocco e sfavillante, all’attuale stato di dissipamento, quasi a dimenticare i loro Dei, in un mondo senza sentimenti verso la natura. Eppure terra/acqua, il fuoco/aria non sono archetipi immobili, ma soggetti dinamici che disegnano , sviluppano e tessono una danza che suscitando infiniti piani di riflessione. La vicenda di Plinius, uomo “curioso”, ora con toni grotteschi, ora tragicomici, si offre come un viaggio d’amore verso la madre terra.

Cosa fa di Plinio materia di teatro? Innanzitutto l’attualità “antica” della visione del mondo e della natura :alle attuali questioni ambientali, climatiche, ecologiste e alla consapevolezza della necessità di un cambiamento, Plinio offre una visione complessiva, ampia eppure semplice che, come osserva Italo Calvino, sembra “animata dall’ammirazione per tutto ciò che esiste e dal rispetto per l’infinita diversità dei fenomeni”.

Ma è soprattutto la curiositas, il desiderio di vedere e studiare tutti i fenomeni, anche i più piccoli, che fa di Plinio materia di teatro: l’uomo che indaga, capace di stupirsi della infinite singolarità sia umane che naturali, la ricerca del vero, il non accontentarsi del verosimile è il sentimento che emerge da Plinio ed esprime il pathos per l’universo e i suoi misteri.

Al centro della scena, luogo senza tempo, l’attore Rino Di Martino, è materia viva della storia. Con anima, corpo e voce dialoga con i mondi/globi che perimetrano un tappeto graffiato da appunti, con il movimento silente dei danzatori/elementi, con canne luminose che tracciano il limite discontinuo della conoscenza.

Un viaggio in cui storia e presente si fondono in un unico tempo e il racconto di Plinio il Vecchio da vicenda singolare diventa tensione e visione per il futuro.

sab 22 giugno

La dimensione della cura” #incontro

Riflessioni sulla triade salute, malattia, cura, sul significato profondo di medicina che nasce dalla conoscenza della vita, da antichi insegnamenti, immortali saperi e ancora domande… per una conoscenza di sé e del mondo, per portare a compimento il mandato dell’essere umano, “ponte tra Cielo e Terra”.

Daphne da Ovidio #performance

Il mito di Apollo e Dafne è la storia di un amore mai realizzato., ma anche di un paradosso: Proprio il dio protettore delle arti mediche non riesce a trovare un farmaco per la ferita infertagli da Eros; proprio il nume che conosce presente, passato e futuro, lascia che la sua mente onniveggente sia offuscata dalla tenace passione per la bellissima Dafne, figlia del fiume Peneo e di Gea.

Apollo, nel vederla, se ne innamora, ma la fanciulla, nel vedere il dio, fugge ed egli la invoca …

sab 29 giugno

Compagnia Bottega del Pane teatro

AUTODIFESA DI ISMENE

elogio della sopravvivenza #spettacolo

Autodifesa di ISMENE

Note dell’autrice

Autodifesa di Ismene è una riscrittura del mito, dei luoghi della tragedia classica in cui il personaggio si manifesta nella relazione con gli altri membri della famiglia reale tebana.

Diversamente dall’eroica sorella Antigone, esempio emblematico di rivolta, Ismene appare come colei che ha tentato di disinnescare l’inesorabile susseguirsi di eventi sostenuti a furor di ragione dai due protagonisti del dibattimento, Creonte e Antigone, sulla sepoltura di Polinice.

Come Emone, a sua volta, nel dibattito con Creonte, Ismene tenta di bloccare la scena, forse con argomentazioni instabili, precarie, meno fulgide di quelle che fanno parte del sistema di difesa della sorella sul fronte della giustizia ctonia nel reclamare la sua ampiezza incommensurabile rispetto alla transeunte legge degli uomini.

Il sottotitolo dell’opera, Elogio della sopravvivenza, ci dice qualcosa in più. Ismene è la sopravvissuta, colei che si ritrova a vivere a seguito della morte di tutti gli altri e della morte può davvero comprendere la portata insostenibile per chi resta.

In fondo Ismene ci somiglia di più. Somiglia di più alla maggior parte di noi. E noi siamo tutti e tutte più simili a lei che a quell’altra. Noi sopravviviamo al dramma contemporaneo, alla condizione avversa, e immersi nelle situazioni drammatiche continuiamo a vivere e a preservare la vita in atti minimi. Non brandiamo le spade contro il mare di affanni, né ci ritroviamo abitualmente davanti ai tiranni dell’anima per perorare la causa della nostra autenticità.

Come Ismene proviamo a vedere l’alba del giorno successivo.

Al nostro mondo serve Antigone che non tace davanti all’oppressore, ma anche Ismene che prova a rimanere al di qua della morte. Anche lei, in fondo, è una protettrice del senso profondo delle cose, del loro margine ineffabile, forse più umanamente fragile lei, più disponibile a cedere non a perdere, più aperta al sentimento dell’altro di quanto lo fosse la sorella il cui nome, anti-gonos, esprime già l’essenza di un’opposizione irriducibile.

Autodifesa di Ismene mette in scena il tentativo di questa donna minore di trovare il suo posto nel grande affresco delle memorie di Tebe.

Ismene è il nome del fiume che scorre vicino a Tebe. Cosa significa? Significa colei che ha visto, colei che adesso sa…

Cinzia Maccagnano
Cinzia Maccagnano

Note di regia

Un interno casa dopo un terremoto è la scena sulla quale si muove una Ismene senza età e fisicamente provata. Un terremoto avvenuto da secoli che ha lasciato intatta la parvenza di ricchezza. Un muro scrostato, un pavimento decorato, una finestra, una porta e una voragine a terra da cui emergono voci e luci. Il paesaggio sonoro esprime il dentro e il fuori, l’emozione e l’assalto. Figure totemiche nello spazio attorno allo scorcio di casa. Come con un grandangolo, a metà della narrazione, scopriamo che l’interno casa è una sorta di set attorno a cui si muove un personaggio/coro.

dom 30 giugno

Compagnia MDA Produzioni Danza

TEMPESTA #spettacolo

Tempesta _ Attraversamenti

Una «tempesta» di emozioni che coinvolgono gli spettatori trasportandoli simbolicamente su quelle carrette del mare, immersi nel buio, in balia delle onde, dove gli attimi diventano l’eternità. Memorie di una vita vissuta mai abbastanza, interrotta dalla tempesta di ricordi che si mischiano inutilmente alle speranze. Il futuro negato. Il respiro silente del mare è filo conduttore della «Tempesta». La via del mare, la via della speranza, il nubifragio, la tempesta, la costa che è ancora lontana. L’inevitabile tragedia.

Ritrovare parallelismi tra poesia e la cronaca o l’attualità, non stupisce : così anche nel viaggio di un grande classico come l’Eneide, ci si incontra col tema delle migrazioni a seguito di violenze: un gruppo di pagani che sfuggono da un’invasione vera e propria (la guerra dei Greci contro Troia), perpetrata con violenze di ogni genere fino ad operare una vera e propria sostituzione etnica. L’Eneide inizia con una tempesta: e non una tempesta qualunque, ma un perfect storm virato sulle ali del mito, un’arcitempesta in cui tutti i venti a disposizione di un dio intervengono a recare la maggior devastazione possibile. Quella tempesta rispecchia in fondo qualcosa che l’uomo/Enea ha dentro : è l’epifania di un punto di rottura interiore …. e quel gridare dell’uomo/eroe è rivelante.

Il mare, la sua vastità, il suo respiro… il silenzio umano che ne compete. Non più storie di uomini e il mare, ma lo sgomento di un “Mare” non più vita, non più incontro o prospettiva. Eppoi una terra/spiaggia, Europa, non più principessa di Tiro e regina di Creta, ma approdo ostile in cui essere migrante è delitto.

Un percorso di sola lirica e stupefazione in cui i ricordi si mescolano con la memoria presente e l’intuizione del tutto. L’attore così diventa il luogo e lo spazio di “ Transito” di infinite vicende… mentre la danza respira l’immanenza di una vita desiderata e “ mai più vissuta abbastanza”.

. I remi si spezzano, la prua si rivolta, offre all’onde

il fianco: gli corre incontro il monte d’acqua scrosciando.

Pendono questi in vetta al flutto, a quelli l’onda, che piomba,

apre tra i flutti la terra, schiuma e sabbia ribollono.

. un maroso investe a poppa: ne balza via il timoniere

e a capofitto precipita; l’onda tre volte

fa roteare la nave, il vortice avido l’inghiotte nel mare.

Si vedono corpi nuotare dispersi pel gorgo funesto,

armi guerriere, e tavole, e teucri tesori fra l’onde.

sab 6 luglio

Compagnia Teatro della Città

IL SOGNO DI AIACE #spettacolo

L’Aiace di Ritsos, scritto tra il 1967 e il 1969, è una rilettura della tragedia di Sofocle attraverso la quale il poeta offre una visione lucida e cruda della sua contemporaneità umana e politica. Pieno di dolore per non essersi aggiudicato le armi di Achille dopo la sua morte, accecato da Atena, Aiace fa strage di greggi, credendo di vendicarsi sugli Achei. Tornato in sé, però, non riesce a sopravvivere alla vergogna. Dai fasti delle vittorie fino al grottesco tragico epilogo, la donna riveste i panni dell’eroe attraverso le sue parole e le sue folle azioni, fino ad assumerne quasi le sembianze. Non più moglie e madre e amante, muta e impotente, ma eroina dei nostri giorni. «Nel mettere in scena oggi questo testo – spiega il regista Graziano Piazza – ho voluto capovolgere le parti per interrogare il lato femminile, sensibile dell’eroe, quella voce muta che finalmente arriva al centro della scena e prende parte alla battaglia del vivere.

L’Aiace di Ritsos è un eroe per forza, umiliato dall’impotenza della ‘normalità’, di ciò che gli altri gli impongono di essere.

Un Uomo che combatte le sue vicende quotidiane, teso verso un percorso mitico, ma a cui il destino fa compiere azioni ridicole e che, infine, scopre la liberazione di perdere ogni cosa. Dramma interiore di quanto al di là del genere il mito ci abita, ci muove, ci sorprende nelle piccole pieghe quotidiane della nostra esistenza contemporanea, ci permea di grandezza e di impotenza nello stesso tempo».

«L’Aiace al femminile – dice Viola Graziosi – è stato il mio primo monologo teatrale, il primo incontro diretto con gli spettatori. È un personaggio che mi ha insegnato il coraggio, la forza, ma anche la forza della fragilità, del mettere a nudo la propria anima”. “È un testo – continua l’attrice – che mi sta particolarmente a cuore soprattutto nell’anno in cui ho perso mio papà e mio nonno, i due capostipiti della mia vita. Ritsos è forse il più grande poeta del ‘900, scriveva all’epoca dei Colonnelli e usava i personaggi del mito per parlare della sua condizione.

Credo che anche noi, attraverso le sue parole possiamo riscoprire la nostra condizione. L’abbaglio della vita, il delirio delle maschere e degli inganni, la meraviglia di riscoprirsi parte del tutto di fronte all’infinito giorno che si desta».

dom 7 luglio

Compagnia V.A.N. Verso Altre Narrazioni

I MENECMI – COME L’OTTONE E L’ORO #spettacolo

C’era una volta il padre di due fratelli, Menecmo e Sosicle

eran gemelli, Omozigoti tanto simili tra loro

Da essere indistinguibili come l’ottone e l’oro”.

Due gemelli, assolutamente identici, perdono le tracce l’uno dell’altro durante l’infanzia e crescono uno a Trapani e l’altro a Napoli. Il gemello napoletano decide di dedicare la propria vita alla ricerca del fratello perduto e lo fa imbattendosi in una dimensione piena di equivoci e intrecci. Ne’ I Menecmi – come l’ottone e l’oro lo spazio presenta sin dal principio il mondo del Menecmo cresciuto a Trapani, la cui routine è abitualmente delirante, piena di problemi, colpi bassi e musica. Con l’arrivo del secondo Menecmo si darà il via a una climax ascendente ricca di equivoci e identità scambiate, fino al riconoscimento finale che scioglierà caos e tensioni comiche. Tra le numerosissime opere di Plauto, la nostra compagnia ha scelto di mettere in scena I Menecmi. Le ragioni della nostra scelta dipendono dalle opportunità tematiche che un testo classico come questo offre proprio a partire dalla trama: un uomo sceglie di dedicare la propria vita alla ricerca del fratello perduto.

Quello che in apparenza può sembrare solo una strategia comica per innescare tutti gli equivoci che l’intreccio plautino offre diventa per noi un’opportunità per approfondire la natura umana, l’apparente semplicità delle relazioni con gli altri e, di conseguenza, la necessità di ognuno di noi di riconoscersi tra il caos degli eventi e della vita. Proprio questo caos ci permette di vedere l’alterità, di sentire l’altro e, allo stesso tempo, di riconoscere e farci riconoscere. In quanto esseri umani noi esistiamo nella nostra soggettività, ma anche e soprattutto nella relazione con gli altri: abbiamo costantemente bisogno che gli altri ci riconoscano e ci diano valore.

Ci è sembrato lecito e onesto verso Plauto, e lo diciamo con cognizione di causa, usare la musica, il canto e la fisicità degli attori per costruire il nostro spettacolo; non erano mai solo dialoghi le rappresentazioni plautine, i cantica ne sono la conferma. Abbiamo,dunque, cercato di rinnovare – in modo coerente al testo – tutto ciò che ci era concesso e possibile fare. Questa sensazione di confusione e disorientamento prettamente plautino è la chiave che conduce attori e spettatori verso l’agognata agnizione finale, risoluzione di tutti gli equivoci e panacea di tutti i mali. Anche i servi qui, non solo i padroni, hanno la loro altissima dignità e le loro speranze di libertà. Plauto è chiaro sin da subito: non possono esistere padroni senza servi e viceversa, non può esistere dignità senza amore e ricerca della verità, non può esistere felicità se non è condivisa, non possono esistere attori che raccontano storie senza spettatori pronti ad accoglierle.

I personaggi che animano la commedia plautina non sono individui che pongono interrogativi complessi sulla propria psiche o etica. Ognuno di loro dichiara senza filtri la propria necessità e il proprio carattere e il pubblico ne risulta immediatamente complice senza alcuna mediazione o riflessione.

La comicità di Plauto, costruita in un continuo oscillare tra forme cantate, forme in versi e forme in prosa, permette a noi attori di mettere in scena un mondo variegato e caotico in cui coesistono personaggi con lingue e atteggiamenti differenti, ma totalmente incastrati e coerenti con l’ambiente e il loro carattere.

Gli intrecci offrono un ventaglio tale di strumenti per la commedia da permetterci di sperimentare e costruire una messinscena che attinge e approfondisce con equilibrio dal teatro e dalla musica, dalla recitazione e dal canto. Lo spettacolo procede cavalcante su un ritmo apparentemente caotico ma meticolosamente orchestrato, alternando canto e recitazione. I due gemelli, ignari della reciproca presenza nel luogo, dovranno ritrovare sé stessi in mezzo al caos e sopravvivere a un’interminabile e tragicomica giornata. La dimensione parossistica e musicale da vita a questo esperimento meta teatrale che scorre tra risate, ritmo e momenti di grande coinvolgimento, fino al riconoscimento finale dei due gemelli, l’inevitabile soluzione della commedia che finalmente azzera il caos e scioglie ogni tensione.

ven 12 luglio

Compagnia Agricantus

ULISSE RACCONTA ULISSE #spettacolo

Ulisse è arrivato alla corte dei Feaci, il grande viaggio, le grandi avventure alle spalle. Adesso nel mondo incantato di Alcinoo dove l’ha accolto Nausicaa, lui ha un solo obiettivo essere trasportato a casa da una delle navi magiche di quel popolo caro a Poseidone. Dunque, con la sua solita abilità e astuzia, inizia il racconto. Ma prima di tutto si presenta con il nome che lui pensa in quel momento sia l’unico a rappresentarlo: il mio nome è odio, dice per iniziare e cominciare a tessere le vicende di un guerriero ma soprattutto di un reduce costretto a compiere un lungo percorso per ritrovare Ulisse e non essere più Odisseo. Così, narra da reduce, tutte le guerre producono reduci, uomini che hanno vissuto l’inferno e che non sono più in grado di tornare indietro. A lui invece, ma non ai suoi compagni che moriranno tutti nel grande viaggio del ritorno durato dieci anni, è concessa questa opportunità. Lui può tornare a casa ma per tornare è necessario che si purifichi e prenda conoscenza del mondo, della madre terra, di tutti gli elementi di cui lui, guerriero, non solo non si è accorto ma verso i quali ha compiuto azioni violente. Così il passaggio essenziale è Circe, la maga. Lei, infatti, gli apre le porte dello sconosciuto e gli permette l’attraversamento tra profezie di Tiresia, Sirene, Ciclopi, venti di Eolo e così via. Alla fine del suo racconto, eccolo nel mondo dei Feaci a dire: il mio nome è Ulisse e va verso Itaca trasportato da una nave magica. Nell’ultima parte, Ulisse non ha più voce è solo un puntino all’orizzonte, una vela latina, mentre da Itaca, guardando il mare e il padre di nuovo fuggito, ci parla Telemaco che ha il compito di riportare il regno di Itaca alla normalità dopo la grande strage dei proci. Adesso Ulisse è un senza nome, lì sulla barchetta è un uomo in cerca di altri mondi, è l’avventura e la ricerca dell’intera umanità.


I LUOGHI

Mausoleo di Cecilia Metella/Chiesa di San Nicola
Via Appia Antica 161, 00178 Roma RM mappa

 

Ninfeo di Villa dei Quintili

Ingresso Villa dei Quintili, Via Appia Nuova 1092, 00178 Roma RM mappa

Ingresso Casale di Santa Maria Nova, Via Appia Antica 251, 00178 Roma RM mappa

Scopri di più sul sito del Parco Archeologico dell’Appia antica

Biglietti: https://portale.museiitaliani.it/b2c/buyTicketless/a62f7628-2b88-42c7-bb22-3c6925e3eab3

 

Testi e immagini dagli Uffici Stampa del Parco Archeologico dell’Appia Antica. Aggiornato il 27 maggio, il 27 giugno e il 2 luglio 2024.

Dove i classici si incontrano. ClassiCult è una Testata Giornalistica registrata presso il Tribunale di Bari numero R.G. 5753/2018 – R.S. 17. Direttore Responsabile Domenico Saracino, Vice Direttrice Alessandra Randazzo. Gli articoli a nome di ClassiCult possono essere 1) articoli a più mani (in tal caso, i diversi autori sono indicati subito dopo il titolo); 2) comunicati stampa (in tal caso se ne indica provenienza e autore a fine articolo).

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