Ranuras – storie di violenza, AA. VV., CentoAutori
Venti storie che raccontano la violenza contro le donne. Venti voci diverse, tutte di lingua spagnola, che descrivono la quotidianità di donne oppresse da mariti, compagni, padri. Sono i racconti di Ranuras, con cui la casa editrice CentoAutori ha inaugurato nel 2022 la collana “Migrazioni”. Un progetto ambizioso, come tutte le collane di narrativa straniera delle case editrici indipendenti. E che ha deciso di specializzarsi, fin dai primi titoli, su autrici della letteratura ispanica mai tradotte prima in italiano, come Paola Guevara e Lucía Baskaran.
In Spagna, la questione della violenza contro le donne è presente nel dibattito pubblico più che altrove. Lo testimoniano le numerose produzioni cinematografiche e serie televisive spesso attente nel mostrare i comportamenti sessisti. Ma anche l’attivismo su questo tema di importanti personalità del mondo politico e della cultura. Del resto, non è un caso che in Spagna e in America Latina si parli senza infingimenti di violenza machista, anziché di femminicidi: ponendo così il centro e l’origine del problema sugli uomini che praticano la violenza, anziché sulle donne che – come ancora si continua a ripetere in Italia – non si difendono abbastanza.
Nei racconti di Ranuras, curati da Erika Molaro e Giuseppina Borrelli, questo aspetto ritorna costantemente. Sono soprattutto i mariti, i compagni, i padri a insinuarsi in fessure (ranuras, appunto) di fragilità rivelandosi come carnefici. Alcuni racconti affrontano queste dinamiche concedendo poco spazio alla letterarietà. È il caso ad esempio di Venerdì sera di Arturo José Carrasco Pérez, trentenne scrittore murciano che lavora come psicologo scolastico: l’ex marito violento del suo racconto cerca di trovare ogni scusa per il suo comportamento:
Sono una brava persona. Tratto bene la gente. Ho amici e amiche. […] Inorridisco quando vedo casi di assassini e di violenze sulle donne al telegiornale. Io non sono uno di loro. Non posso essere uno di loro. (p. 41)
prima di ammettere che è obbligato a cambiare atteggiamento. O in Davanti al dodo della scrittrice andalusa Carmen Maria Sánchez Morillas, storia di un docente universitario che crede di poter disporre del corpo, della vita professionale e dell’autostima di sua moglie, divenuta con merito sua collega, prima di scatenarne la ribellione:
Mi trovo nel nero quando mi ricordo di te e delle tue parole false, perché sei un ipocrita. Gli psicopatici in borghese, voi tossici come vi conosciamo in tutto il mondo, siete poco autentici (p. 185)
Altre autrici e autori propongono invece uno sguardo narrativamente più complesso rispetto al tema della violenza contro le donne. Come Juan Pablo Villalobos, scrittore messicano (come Brenda Navarro di Case vuote) già affermato in patria e all’estero: il suo romanzo d’esordio, Il bambino che collezionava parole, è stato tradotto in italiano per Einaudi nel 2012. Il suo racconto Adesso dormo un po’ io ci mostra due ragazze salvadoregne recluse in «ghiacciaia», una cella in cui la polizia di frontiera messicana raccoglie chi viene sorpreso alla frontiera senza documenti. Due giovani donne costantemente oggetto di tentativi di abusi: non soltanto nel percorso di fuga verso una vita migliore, e poi ancora da parte delle forze dell’ordine, ma già in patria, sulla strada che le avrebbe condotte a scuola:
Ogni volta che finivo le lezioni quelle persone erano lì. Erano uomini che volevano distruggerci. Volevano portarci sulla cattiva strada con loro. Hanno l’abitudine di importunare le donne. Ogni volta che uscivo da scuola, erano lì ad aspettare. […] Per questo, decisi di non andare più a scuola, perché avevo paura. (p. 134)
O ancora in Un giorno qualunque di Susana Martín Gijón, quarantenne scrittrice andalusa attenta, anche professionalmente, alle questioni sociali. Nel suo racconto, una storia di sopraffazione, apparentemente come tante altre, si capovolge in un finale a sorpresa che celebra la liberazione delle donne dalla violenza maschile, avvenuta in un futuro non troppo lontano,
quando le donne hanno detto “basta” e si sono sollevate in massa per capovolgere le regole del gioco. C’erano stati tentativi più pacifici, ma erano serviti a ben poco. Fino a che c’è stata l’esplosione. (p. 150)
Completano il volume altri sedici racconti, tutti tradotti da studentesse e studenti del Corso di Traduzione Letteraria per l’Editoria dell’Istituto Cervantes di Napoli.
Giovedì 9 Febbraio 2023, ore 19:30: Stefano Savella incontra Erika Molaro.
La violenza fisica e psicologica contro le donne è al centro di “Ranuras”: venti racconti scritti da autori di lingua spagnola e tradotti nell’ambito del corso di Traduzione letteraria per l’editoria dell’istituto Cervantes di Napoli. Il libro ha inaugurato la collana “Migrazioni” della casa editrice Cento Autori. Ne parliamo con Erika Molaro, curatrice del volume.
L’evento è ospitato sulla Pagina Facebook di ClassiCult e della Wunderkammer, sul canale YouTube di ClassiCult e della Wunderkammer, sul canale Twitch della Wunderkammer, sui canali LinkedIn e Twitter di ClassiCult.
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