MANTEGNA vs MANTEGNA. Tra luce e ombra: la Camera Picta e il San Sebastiano di Ca’ d’Oro

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Mantegna vs Mantegna. Tra luce e ombra: la Camera Picta e il San Sebastiano di Ca' d'Oro


commento a cura di Giuseppe Fraccalvieri (11 aprile 2025)

I contrasti spesso ci permettono di cogliere quanto la realtà che ci circonda non sia monodimensionale. Immaginate di trovarvi in un contesto di gioiosa e luminosa magnificenza, come può essere quello della Camera degli Sposi, la Camera Picta di Palazzo Ducale di Mantova.

Immaginate che, varcando semplicemente la soglia ed entrando nella stanza successiva del Palazzo, la Camera dei Soli, la luce si affievolisca e l’attenzione si concentri al centro della stanza, sulla raffigurazione drammatica di un martire, San Sebastiano, dal corpo sbilanciato, stretto, colpito dalle frecce.

Un contrasto “davvero eccezionale”, per usare le parole del direttore di Palazzo Ducale di Mantova, Stefano L’Occaso. Eppure siamo di fronte alla stessa persona, Andrea Mantegna, anche se in due momenti molto diversi della sua vita: dalla piena maturità della Camera Picta passiamo addirittura a quella che plausibilmente potrebbe essere la sua ultima opera, nel 1506.

Quella che abbiamo appena descritto fugacemente non è mera immaginazione, ma un allestimento temporaneo a Palazzo Ducale di Mantova, Mantegna vs Mantegna. Tra luce e ombra: la Camera Picta e il San Sebastiano di Ca’ d’Oro. Un’esperienza che non possiamo che consigliare vivamente e che vede il prestito del San Sebastiano da parte della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro, per il tempo del restauro del secondo piano dell’edificio, fino al 15 giugno.

Restauro e riallestimento della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro

Il dipinto in prestito rientra tra le tre opere ritrovate nella casa del Mantegna al momento della sua morte, e potrebbe sembrare quasi un testamento dell’artista. Nell’angolo in basso a destra della tela, una candela che va spegnendosi, con la scritta NISI DIVINVM STABILE / EST CAETERA FVMVS (Nulla oltre al Divino è stabile, tutto il resto è fumo). L’artista, ormai settantacinquenne, vive un finale di esistenza non particolarmente felice, sia per motivi personali, sia per il contesto (Mantova fu colpita dalla peste proprio in quell’anno).

Un’opera grandiosa, dalle dimensioni più grandi del reale (94×213 cm), che colpisce sia per il senso di movimento come per la forza della scena, sia per i colori (per quanto ormai diversi da quelli originali, come nella cornice marmorea dipinta) che per i dettagli. Come elementi, l’aria, lo spirito la caratterizzano.
Le parole come le foto non rendono però l’impressione dal vivo. La raffigurazione è pienamente valorizzata da un allestimento sobrio ed elegante, che segue rispettosamente luci e ombre della scena, che si muove con forme ellittiche che rispecchiano quelle meno evidenti, ma sicuramente importanti, nella struttura dell’opera.

L’allestimento, oltre al San Sebastiano di Andrea Mantegna, vede ampie spiegazioni nelle didascalie (anche per il contesto di provenienza, con una foto dalla Cappella nella Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro, dove era collocata), e due teche con un cristallo, dei rosarî di corallo e punte di freccia, che riprendono quanto nel quadro.

Siamo di fronte a un grandissimo regalo alla città di Mantova, che riporta – per il tempo della durata del restauro del secondo piano della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro – questo dipinto nel luogo dal quale proviene, permettendo così ai visitatori di apprezzare queste due opere, tanto straordinarie quanto profondamente diverse, che riflettono il contrasto nella personalità, di questi due momenti della vita di Andrea Mantegna.

Il consiglio è quindi quello di approfittare questi mesi di prestito. Anche questo allestimento, che segue numerosi e notevoli ampliamenti dei mesi precedenti a Palazzo Ducale, non comporta un incremento nel prezzo del biglietto.

L’esposizione è presentata e inaugurata oggi, 11 aprile 2025 dal direttore di Palazzo Ducale di Mantova, Stefano L’Occaso, insieme alla dottoressa Sonia Revelant, dell’ufficio restauri della Direzione regionale Musei nazionali Veneto.
Rappresenta ancora una volta una proficua collaborazione tra istituzioni e permetterà, come ha spiegato la dott.ssa Revelant, di seguire il San Sebastiano in un’ottica di conservazione (l’opera è stata restaurata nel 2005).

Come hanno sottolineato i due relatori, infatti, le movimentazioni  delle opere sono sempre operazioni complesse, momenti critici ma, come spiegato da Revelant, anche una grande occasione di studio e monitoraggio. L’aver smontato il dipinto dalla teca ha permesso una revisione del suo stato di conservazione; sarà possibile approfondire ulteriormente al momento del ritorno a casa, e valutare se sarà opportuno intervenire con manutenzioni o in altro modo.
La Cappella al secondo piano della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ D’Oro, che ospiterà di nuovo il San Sebastiano di Mantegna quando sarà nuovamente aperta e disponibile, vede ora un’importante progettazione del riallestimento, sia sotto l’aspetto conservativo, sia come forma di protezione per l’ambiente circostante e quanto rappresenti un potenziale rischio.

Infine, si segnala un libello (al prezzo di € 5) che accompagna l’esposizione e prende il titolo dalla stessa, a cura del direttore L’Occaso e con testi suoi e della dott.ssa Revelant. Il testo permette quindi di approfondire i dettagli su questo dipinto, sulla sua storia e rilevanza.

Si è detto che si tratta di un’opera nata in condizioni particolari, un’opera che il Direttore definisce giustamente “non facile” e che per essere ben compresa va ben contestualizzata.
L’ipotesi che sia stata dipinta dall’artista per se stesso appare un’ipotesi poco probabile, ci spiega il Direttore.
Alla morte di Andrea Mantegna, nel 1506, i figli ed eredi Francesco e Ludovico, in difficoltà economiche, pensarono che la vendita delle opere del padre potesse aiutarli. In una lettera del 2 ottobre al marchese Francesco II Gonzaga, parlano del dipinto come

“un San Sabbastiano il quale nostro patre voleva fossi di monsignor vescovo di Mantua per alcune cose intenderà poi Vostra Illustrissima Signoria, le quali seriano troppo prolixe da scrivere” (p. 16 del libello).

Il vescovo di Mantova dell’epoca era Ludovico Gonzaga (1460-1511), figlio di Barbara di Brandeburgo e Ludovico II Gonzaga, detto il Turco, marchese della città. Caduto in disgrazia nel 1487, per l’accusa di aver partecipato a una congiura contro il marchese, l’auspicio degli eredi Mantegna trovò quindi il veto di Francesco II. Il San Sebastiano di Mantegna fu poi acquisito dal barone Giorgio Franchetti nel 1893, entrando nel patrimonio nazionale nel 1916 (p. 31).

Si tratta dell’unica opera più grande del vero dell’artista, dipinta con la tecnica della tempera all’uovo su tela. Non è stata sottoposta a una stesura di vernice finale, plausibilmente per scelta di chi l’ha realizzata. Problemi di conservazione furono rilevati già nell’Ottocento, per cui l’opera è stata sottoposta a diversi interventi di manutenzione e restauro, l’ultimo dei quali nel 2005.



Dal 12 aprile 2025, Palazzo Ducale di Mantova accoglierà un ospite eccellente: il San Sebastiano dipinto da Andrea Mantegna, su tela, negli ultimi anni della sua vita e oggi conservato presso la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia.

Il dipinto, documentato nel 1506 presso gli eredi del grande pittore, quindi giunto nella collezione di Pietro Bembo a Padova, per poi passare nella collezione del medico Antonio Scarpa, nel 1893 fu destinato dal barone Giorgio Franchetti, suo ultimo proprietario, al meraviglioso edificio tardogotico veneziano che affaccia sul Canal Grande, da lui acquistato per farne un pubblico museo.

Il San Sebastiano di Mantegna emerge dalla sua nicchia come una statua policroma, con la bocca aperta in una muta e tragica espressione di dolore. Le funi stringono dolorosamente la carne e le frecce gli crivellano il corpo. È un’opera drammatica, nella quale sembra cogliersi una profonda partecipazione emotiva del pittore; sembra quasi un testamento spirituale dell’artista, anziano, forse incupito da vicende personali e vicino alla morte, avvenuta il 13 settembre 1506.

Mantegna morì a Mantova, la città nella quale aveva lavorato per quasi mezzo secolo, al servizio dei Gonzaga e dando lustro a loro e alla città, attraverso una serie di capolavori, dei quali il più noto è certamente la Camera Picta (o Camera degli Sposi), interamente dipinta dall’artista nella torre nord-est del Castello di Mantova. La Camera è lucida esaltazione di una corte rinascimentale, resa attraverso l’uso della prospettiva e i rimandi all’antico.

Potrebbero due opere di uno stesso artista del Quattrocento essere così lontane? Classica compostezza da una parte, malinconico lamento dall’altra. La Camera Picta e il San Sebastiano esprimono due modi opposti di concepire la luce, due opposti approcci al Rinascimento, laddove la stanza affrescata ne è luminoso manifesto, a fronte del dramma crepuscolare del dipinto veneziano.

San Sebastiano di Andrea Mantegna, su tela, dalla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro. Immagine Direzione regionale Musei nazionali del Veneto
San Sebastiano di Andrea Mantegna, su tela, dalla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro. Immagine Direzione regionale Musei nazionali del Veneto

Lo straordinario prestito nasce dalla collaborazione tra la Direzione regionale Musei nazionali del Veneto e il Palazzo Ducale di Mantova e la sua eccezionalità si deve alla necessità di chiudere temporaneamente il museo veneziano per adeguamenti strutturali e impiantistici, nell’ambito del più ampio progetto di restauro e riallestimento della Galleria sostenuto dalla Fondazione Venetian Heritage.

Questa necessità di carattere conservativo offre l’occasione per mettere a confronto due sommi capolavori di Mantegna, nella città dove anche il San Sebastiano fu dipinto. L’opera sarà infatti esposta nella Camera dei Soli, di fianco alla Camera Picta.

«In concomitanza con l’avvio di lavori impiantistici che imporranno, a partire da aprile, una temporanea chiusura di tutte le sale interne del museo, con movimentazioni inevitabili di molte opere della raccolta – dichiara Daniele Ferraradirettore della Direzione regionale Musei nazionali del Veneto – il capolavoro assoluto di Ca’ d’Oro tornerà, per così dire, nella sua città di origine, innescando una opportunità preziosa di stretta collaborazione tra due importanti istituzioni museali italiane afferenti all’unificato Sistema museale nazionale coordinato dal Ministero della Cultura». «L’eccezionale trasferta, volta a garantire la più ampia fruizione del dipinto durante i lavori in corso in Galleria, offrirà l’occasione – aggiunge Claudia Cremoninidirettrice della Galleria Giorgio Franchetti – per un’accurata revisione conservativa della tela prima della sua ricollocazione definitiva all’interno della cosiddetta “Cappella del Mantegna”, prevista alla fine dell’estate al termine dei lavori di restauro del piccolo vano.”

«A Daniele Ferrara, a Claudia Cremonini e a Toto Bergamo Rossi, direttore della Fondazione Venetian Heritage che sostiene l’intero progetto di restauro e rinnovo del museo veneziano – dichiara Stefano L’Occaso, direttore di Palazzo Ducale – va la mia sincera gratitudine per questo prestito stellare. Il San Sebastiano, che colpì l’immaginario di Gabriele D’Annunzio, Thomas Stearns Eliot, ma anche di José Saramago, sarà presentato assieme al nuovo impianto illuminotecnico della Camera degli Sposi, in fase di realizzazione grazie a una sponsorizzazione di Gigi Events Srl. La sponsorizzazione di Gigi Events Srl include la realizzazione del progetto illuminotecnico a cura di Francesco Murano e Yin Jiaqi e il progetto allestitivo a cura di Luisa Quintiliani e Orsola De Fiori, oltre alla fornitura dei componenti del sistema di illuminazione.

Una camera solare e un dipinto lunare ci racconteranno le vette di un assoluto protagonista del Rinascimento.»

L’esposizione non comporterà alcun aumento sul biglietto d’ingresso del Museo.

Per soddisfare la richiesta turistica del periodo primaverile, Palazzo Ducale di Mantova sarà aperto in via straordinaria tutti i lunedì a partire dal 28 aprile e fino al 26 maggio 2025 incluso.

L’apertura riguarderà la sezione del Castello di San Giorgio, con un percorso che a partire dalla Camera degli Sposi, attraverserà il nuovo allestimento della adiacente Camera dei Soli con l’esposizione del San Sebastiano di Mantegna, l’allestimento della Collezione Freddi, la Sala delle Armi e in caso di bel tempo il ballatoio sul Cortile di Castello; al piano terra, saranno visitabili il cortile del Castello e l’esposizione della collezione di pittura e scultura rinascimentale.

In questi lunedì di apertura straordinaria, il costo del biglietto intero sarà di euro 9, salvo riduzioni e gratuità di legge. Ingresso incluso nell’abbonamento Mecenate e Amico del Ducale, Mantova Card, Musei Lombardia e Treccani card.

Comunicazioni ufficiali e immagini (salvo dove indicato diversamente) dall’Ufficio promozione e comunicazione Palazzo Ducale di Mantova. Aggiornato l’11 aprile 2025.

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