14 Luglio 2015
La mano nei moderni umani potrebbe essere più simile a quella dell’ultimo antenato comune a scimpanzé e ominidi (LCA, Last Common Ancestor), piuttosto che a quella degli scimpanzé: questi i risultati di un nuovo studio pubblicato su Nature.
La mano è uno dei tratti più distintivi dell’umanità, che ci permette di interagire con l’ambiente: l’utilizzo di strumenti litici è stato possibile non solo grazie alle capacità intellettive, ma pure per la conformazione di questa.
Le mani umane si distinguono da quelle nelle scimmie antropomorfe per avere un pollice più lungo. Questa caratteristica ha richiesto piccole modifiche a partire dall’ultimo antenato comune: le nostre mani sono insomma “primitive” e non troppo diverse da quelle degli ominidi che utilizzavano strumenti litici. Le conclusioni a cui è giunto lo studio in questione possono mettere in dubbio persino l’esistenza di un antenato comune agli scimpanzé, e d’altra parte non implicano che questi utilizzasse strumenti litici, o che le mani umane non si siano comunque modificate nel tempo.
Lo studio “The evolution of human and ape hand proportions”, di Sergio Almécija, Jeroen B. Smaers & William L. Jungers, è stato pubblicato su Nature Communications
Link: Nature Communications; Live Science
Figura 1: proporzioni intrinseche della mano negli umani e in altri primati antropoidi: a) mano di umano e scimpanzé a confronto, b) lunghezza relativa del pollice. Da Nature Communications, CC-BY 4.0.