La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, Solferino Libri – recensione

Quando si pensa al fenomeno della Resistenza, spesso dimentichiamo che ci sono persone che, nel corso della loro vita, quegli eventi li hanno vissuti sulla propria pelle, segnandoli nel profondo. 

Foto di Cristina Stabile

Durante la Seconda Guerra Mondiale, un momento particolarissimo fu quello caratterizzato dalla confusione generatasi in seguito al proclama di Armistizio dell’8 Settembre 1943, col quale il nostro Paese passò dalla parte degli Alleati, i militari italiani si ritrovarono allo sbando, abbandonati al proprio destino e in balia delle ritorsioni delle truppe tedesche. Non tutti sanno che la prima e vera ribellione fu al Sud, più precisamente a Napoli. L’insurrezione popolare sfociò nelle famose “Quattro Giornate” di Napoli, tra il 27 e il 30 Settembre 1943, durante le quali, in uno slancio impetuoso, i diversi quartieri e ceti sociali mirarono a imporre l’uscita dei tedeschi da Napoli e ad agevolare l’ingresso delle truppe alleate. Il 29 Settembre, il colonnello Scholl, al comando delle forze naziste, ottenne il passaggio libero per uscire da Napoli, in cambio del rilascio degli ostaggi tedeschi. Per la prima volta, i nazisti furono costretti alla resa: questi avvenimenti costituirono una delle pagine di storia più importanti. 

la copertina del romanzo La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, edito da Solferino Libri (2023) nella collana Narratori. Foto di Cristina Stabile

È questa la storia che Vincenza Alfano ci racconta nel romanzo La guerra non torna di notte, edito da Solferino, dando voce a sua nonna Vincenzina, detta Cenzina, tanto bella quanto devastata dalla guerra dentro che divampa in lei, con la stessa violenza con cui le bombe esplodono sul suolo napoletano. 

 “La casa di Calata San Marco era calda e ospitale. Ci ero arrivata il 15 ottobre del 1933, a diciannove anni.”[1]

Cenzina è innanzitutto una giovane donna, segnata da un’infanzia dolorosa e dalla rinuncia della propria vocazione: la musica. Ciò che le riserva il destino è una vita matrimoniale con un buon partito, Pasquale, in cui la sua voce non ha volume.

Foto di Cristina Stabile

È un filo invisibile, impercettibile, quello che lega la voce di Cenzina e quella dell’autrice che si fa portavoce della sua storia familiare, dell’eredità che la nonna ha lasciato a lei e alle nuove generazioni. Abbandoni, bombardamenti, morti, guerra, fame e tradimenti, sono questi i temi principali attraverso cui Cenzina naviga, in un continuo flusso di eventi del presente e del passato che si mescolano. La guerra è distruttiva, i confini dell’umanità sono labili. È un percorso di ferite mai rimarginate, di sentimenti che si intrecciano agli orrori della guerra ma anche il racconto di una generazione di uomini e donne che sembra quasi del tutto persa. 

Il conflitto esterno inizia il 4 agosto del 1943, quando le forze anglo-americane bombardano la città di Napoli distruggendo il Complesso di Santa Chiara, la Chiesa del Gesù Novo, San Domenico Maggiore, San Lorenzo e San Francesco delle Monache, costringendo la famiglia a trasferirsi alla casa al Lago Sermoneta, appena sei giorni dopo il terribile bombardamento del centro storico. Ne seguono altri di conflitti che non lasciano tregua. Napoli era stata bombardata centottantuno volte. È una guerra che non torna solo di notte: la guerra torna in ogni momento, dentro e fuori Cenzina che affronta la vita in un susseguirsi di eventi che mettono alla prova i propri ideali e i propri valori.

Il tempo scorre tra il suono delle bombe e quello degli spari, e in lei si fa strada il bisogno di una ribellione. Brucia lento quel seme di ribellione, ma colpisce più forte dei bombardamenti della guerra, dando vita a una generazione di donne che decide di sradicare dalle radici quelli che sono i legami tossici della società. Sono le donne a mettersi in contatto l’una con l’altra, a decidere di dare una nuova vita a quelle radici generazionali fatte di sogni proibiti. Dai quartieri della Sanità la voce delle donne riecheggia nelle imprese di Lenuccia Cerasuolo, spingendo Cenzina ad alzare ancora di più il volume della sua voce, assumendo le sembianze di una parola che suona come una necessità di curare le ferite già esistenti: Jatevenne!

“«Jatevenne!» La voce cresceva dentro di me e senza fatica veniva fuori come lava di un vulcano, copiosa, fluida, incandescente. Non ero un’eroina, ma ero pronta a combattere. Mi sentivo padrona di una mia scelta per la prima volta. Libera. Cercavo un riscatto da tutte le paure che mi avevano addomesticata. Mi misi tra le donne alle barricate, ci passavamo cesti pieni di granate per armare la lotta degli uomini. Nessuno di noi aveva scelto di uccidere. Nessuno di noi voleva morire.”[2]

la copertina del romanzo La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, edito da Solferino Libri (2023) nella collana Narratori
la copertina del romanzo La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, edito da Solferino Libri (2023) nella collana Narratori. Foto di Cristina Stabile

Sono queste le storie che ritroviamo in La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano: un romanzo scorrevole, a tratti struggente, in cui la scrittura autoriale esplora un passato lontano ma sempre contemporaneo nelle cui parole emerge la solidarietà e l’umanità del popolo napoletano. Nella storia di Napoli, l’autrice dà vita a innumerevoli voci che si intrecciano continuamente, mostrandoci la singolarità di ogni individuo, in particolar modo le donne che non si arrendono mai alle avversità e che trovano la forza di fronteggiare un evento così grande come la Seconda Guerra Mondiale. Le donne si alzano in piedi, gridano a gran voce, combattono contro qualcosa che è molto più grande di loro con la tenacia e l’empatia con cui l’autrice ci racconta, portandoci a riflettere e indagare con lei i misteri dell’animo umano. 

“Mia nonna ha vissuto sulla pelle quei passaggi dell’epoca e quelle ribellioni in cui, man mano, le donne hanno iniziato a capire che potevano unire le forze, quando erano rimaste le sole già dalla Prima Guerra Mondiale e avevano esercitato una supplenza di ruoli maschili. Poi ancora di più durante la Resistenza”,

racconta Alfano, alla presentazione del romanzo durante la quinta edizione di NapoliCittàLibro – Salone del libro e dell’editoria di Napoli, illustrando la storia di un dialogo tra nonna e nipote che nemmeno la morte è in grado di fermare.

Foto di Cristina Stabile

Note: 

[1] V. Alfano, La guerra non tarda di notte, Solferino Editore, Milano, 2023, p.15.

[2] Ivi, pp.191-192.

la copertina del romanzo La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, edito da Solferino Libri (2023) nella collana narratori
la copertina del romanzo La guerra non torna di notte, di Vincenza Alfano, edito da Solferino Libri (2023) nella collana Narratori

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

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