El Paraíso, film di Enrico Maria Artale

El Paraìso, film di Enrico Maria Artale
il poster del film

EL PARAÍSO di Enrico Maria Artale, con Edoardo Pesce (David di Donatello per Dogman di Garrone), Margarita Rosa De Francisco, Maria del Rosario e Gabriel Montesi, presentato in Orizzonti alla 80.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove è valso il Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura a Enrico Maria Artale e il Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Femminile a Margarita Rosa De Francisco, sarà in sala il 6 giugno distribuito da I Wonder Pictures.

La pellicola è distribuita da I Wonder Pictures in collaborazione con SudTitles per il tour siciliano.

Sinossi:

Julio Cesar ha quasi quarant’anni e vive ancora con sua madre, una donna colombiana dalla personalità trascinante. I due condividono praticamente tutto: una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue. Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibrio precario rischia di andare in crisi con l’arrivo di Ines, giovane ragazza colombiana reduce dal suo primo viaggio come “mula” della cocaina. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente, al punto che Julio si troverà a compiere un gesto estremo, in un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella sua terra di origine.

«Il film – afferma il regista – è una storia d’amore tra una madre e un figlio, una tragedia colorata che affonda i propri eroi nelle sfumature cangianti dei loro umori più intimi, nella delicatezza e nella violenza. È il racconto quasi mitologico di un legame basato sul sangue che ho tentato di sottrarre al giudizio, senza voler stabilire se ciò che unisce profondamente i due protagonisti sia un atto di amore, più forte delle convenzioni sociali, o un atto psichico disfunzionale che dimostra l’impossibilità di accettare una naturale separazione. Possiamo davvero tracciare una linea che distingua amore e follia, la forza irriducibile del sentimento dalla paura profonda di restare soli per sempre?».

EL PARAÍSO è una produzione Ascent FilmYoung Films con RAI Cinema, prodotto da Matteo Rovere, Andrea Paris, Carla Altieri, Roberto De Paolis.

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NOTE DI REGIA

La genesi di El Paraiso si inserisce in un percorso biografico e artistico iniziato diversi anni fa, durante il lungo lavoro di montaggio del mio documentario Saro, un film in prima persona che racconta del mio primo ed unico incontro con mio padre, avvenuto quando avevo venticinque anni. Il mio obiettivo, creativo e forse psicoterapeutico, era conoscere un padre assente ma durante il processo di rielaborazione degli eventi mi sono accorto che stavo piuttosto approfondendo la comprensione della relazione con mia madre, più di quanto non avessi mai fatto prima. Ǫuesta scoperta ha generato un sentimento di accettazione e di conseguenza un amore rinnovato talmente forte da entrare nel film che intanto avevo iniziato a scrivere, fino a diventarne il cuore.

L’idea primigenia su cui stavo già lavorando veniva da una conversazione con Edoardo Pesce, ci eravamo conosciuti sul mio primo film e da allora era nata un’amicizia fraterna. Avevamo deciso di svilupparla insieme, ma era una storia ancora lontana da me e io avevo fortemente bisogno, dopo un esordio nato quasi su commissione, di ritrovare qualcosa di fortemente personale. Così il rapporto complesso tra Julio e sua madre, dapprima marginale, ha preso il sopravvento sul resto. Mi interessava esplorare la dinamica tra una madre e un figlio, una relazione piena di sentimento, simbiotica, stimolante, ma anche opprimente e totalizzante. L’impossibilità di separarsi, il non saper trovare un modo per emanciparsi da un rapporto fondamentale ma in fin dei conti anche deleterio, genera delle aberrazioni psicologiche: è questo il tema che mi pare attraversi il film nella sua interezza.

Ciò che mi interessava era però creare un dialogo costante tra il dentro e il fuori, tra l’interiore e l’esteriore, concentrandomi sul corpo dei personaggi come luogo di questo scambio. Un cinema del corpo più che del volto, che si mantiene in radicale prossimità con il personaggio senza ridursi al primo piano, tenendo il campo aperto per non perdere la fisicità e la plasticità dell’attore, concedendo agli attori una libertà di movimento e cercando sempre il modo per adattare di conseguenza il linguaggio del film. In questo senso è stata fondamentale la scelta, suggerita anche questa da Edoardo, di assumere completamente il controllo della macchina da presa, vestire i panni dell’operatore e vivere la scena da dentro, a contatto con gli umori dei personaggi, trovando insieme a loro il respiro della situazione.

Per poterlo fare ho chiesto alla mia scenografa di progettare e ristrutturare una casa esistente come se fossimo in un teatro di posa, per permetterci tutti i movimenti che avevo immaginato. E soprattutto per predisporre un cortocircuito, quello tra naturalismo e artificio, attorno al quale volevo definire lo stile del film. Da un lato cercavo una assoluta credibilità emotiva, un radicamento nel reale: ho voluto girare in cronologia, concentrare le riprese in un’area ristretta alla foce del Tevere che potesse diventare il nostro mondo, coinvolgendo persone del posto. Dall’altro cercavo di spingere questo stesso mondo al di là del realismo, attraverso i costumi, gli arredi, la fotografia, e persino la musica, per un costante rimando a un altrove che però – ecco il cortocircuito – volevo fosse sempre diegetica e presente sul set al momento delle riprese, avendo immaginato in anticipo la colonna sonora di ogni sequenza.

Così l’oscurità interiore di cui è permeato il racconto rimane in dialogo costante con uno scenario in netto contrasto: un angolo di Sudamerica immaginario, variopinto. La casa sul fiume, la barchetta tenuta in giardino, la musica latino-americana, i colori sgargianti dei vestiti da ballo, la sensualità dei corpi in movimento, tutto partecipa alla descrizione di un mondo emotivo ricco, animato da quella vivacità dolente di cui è permeata profondamente la cultura colombiana, che avevo imparato un po’ a conoscere tra amicizie, amori e lunghi viaggi e attraverso i romanzi di Gabriel Garcia Marquez.

Proprio questa identità composta tra una romanità dolente e una vitalità caleña ha animato la ricerca degli attori, sia per quanto riguarda le movenze, sia per trovare un linguaggio comune. Nessuno dei quattro attori principali parlava l’altra lingua (l’italiano o lo spagnolo, a seconda dei casi), e ognuno ha dovuto trovare la propria maniera di esprimersi, il proprio grado di ibridazione e pastiche, perché io potessi giocare anche attraverso le incomprensioni, le reiterazioni, senza perdere una fluidità generale. Un lavoro particolarmente sfidante per Margarita Rosa de Francisco, che doveva recitare in gran parte in italiano o, meglio, in romano, senza avere in precedenza alcuna dimestichezza con la lingua. Un altro incontro meraviglioso, quello con Margarita, uno dei tanti incontri che questo film ha in qualche modo predisposto intrecciando in modo indissolubile il cinema e la vita, la cosa più bella che possa accadere ad un regista.

LA MUSICA NEL FILM

La musica pervade il film come la vita dei protagonisti, e anima quest’angolo di Sudamerica alla foce del Tevere. Dalla travolgente salsa colombiana degli anni ‘70, ai grandi classici della canzone ecuadoreña o messicana, Hector Lavoe, Julio Jaramillo, Celia Cruz, Juan Gabriel, nomi che dicono poco a chi non frequenta il genere, vere e proprie leggende dall’altra parte del mondo; fino all’elettronica latina di Nicolas Jaar, che ci ha concesso i diritti di un suo brano a titolo puramente gratuito dopo aver visto il film e aver compreso fino a che punto fosse una scelta necessaria. Volevo infatti che la colonna sonora diventasse racconto, fantasmagoria, riflessione integrata alle immagini, una sorta di scrittura parallela al dialogo, che riecheggia costantemente nella mente dei personaggi. E ho tentato di suggerire al pubblico una playlist da ascoltare nel viaggio, o per dirla in modo più vintage, un juke-box tutto da scoprire, ricordare, e ovviamente ballare.


 

PERSONAGGI E INTERPRETI

Julio Cesar Edoardo Pesce

la Madre Margarita Rosa De Francisco

Ines Maria Del Rosario

Lucio Gabriel Montesi

CREDITI

Regia Enrico Maria Artale

Soggetto Edoardo Pesce, Enrico Maria Artale

Sceneggiatura Enrico Maria Artale

Fotografia Francesco Di Giacomo

Montaggio Valeria Sapienza

Suono Gianluca Scarlata

Mirko Perri Michele Mazzucco

Scenografia Laura Boni

Arredamento Cinzia Iademarco

Costumi Cristina La Parola

Capo truccatore Valentina Iannuccilli

Capo parrucchiere Sara Lombardi

Aiuto regia Tiziano Grasso

Casting Director Stefania De Santis (u.i.c.d.)

Stunt coordinators Samuele Brancato, Mattia Bisonni

Operatore Enrico Maria Artale

Organizzatore generale Maurizio Milo

Visual Effects Antonio Montaperto

Responsabile editoriale Fabrizio Cristallo

Produttrice delegata Morena Amato

Produttore esecutivo Paolo Lucarini

Prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris

Prodotto da Carla Altieri e Roberto De Paolis

una Produzione Ascent Film, Young Films

con RAI Cinema

Opera Realizzata con il sostegno di Regione Lazio – Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo

Distribuzione I Wonder Pictures

Vendite internazionali Bendita Film Sales

Durata 106’


Il film “El Paraíso” arriva in Sicilia. Dal 13 giugno verrà presentato dal regista Enrico Maria Artale e dal protagonista Edoardo Pesce

11 giugno – Il film sarà presentato dal regista Enrico Maria Artale e dal protagonista Edoardo Pesce  giovedì 13 giugno a Catania (Cinema King, ore 21.00), venerdì 14 giugno a Messina (Cinema Lux, ore 20.30), sabato 15 giugno a Milazzo (The Screen Cinema, ore 19.15) domenica 16 giugno a Palermo, (Cinema Gaudium, ore 20.30). 

 

Testo, video e immagini dall’Ufficio Stampa PuntoeVirgola e Chiara Chirieleison.

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