Luca Swanz Andriolo, Autore presso Classicult https://www.classicult.it/author/luca-swanz-andriolo/ Dove i classici si incontrano. Cultura e culture Fri, 18 Apr 2025 17:48:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://www.classicult.it/wp-content/uploads/2018/08/cropped-tw-profilo-32x32.jpg Luca Swanz Andriolo, Autore presso Classicult https://www.classicult.it/author/luca-swanz-andriolo/ 32 32 Carol Rama – Geniale sregolatezza, mostra https://www.classicult.it/carol-rama-geniale-sregolatezza-mostra/ https://www.classicult.it/carol-rama-geniale-sregolatezza-mostra/?noamp=mobile#respond Thu, 10 Apr 2025 21:40:55 +0000 https://www.classicult.it/?p=300570 A dieci anni dalla scomparsa, Carol Rama - Geniale sregolatezza, la mostra a cura di Francesco Poli e Luca Motto al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto

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CAROL RAMA – Geniale sregolatezza, mostra a cura di Francesco Poli e Luca Motto

Museo di Arti Decorative Accorsi Ometto, Torino 15 aprile – 14 settembre 2025

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commento a cura di Luca Swanz Andriolo (14 aprile 2025)

Carol Rama, Geniale Sregolatezza. Fondazione Accorsi – Ometto, Torino.

La mucca pazza sono io.”
Carol Rama

Per i torinesi residenti in zona Vanchiglia, Carol Rama è stata per anni La Signora con la Treccia. Alcuni andavano oltre e le attribuivano una liaison con Orson Welles e, per trovare conoscitori delle sue opere, occorreva cercare tra i più attempati, o tra i più ricettivi durante la riscoperta dell’artista, avvenuta negli anni Ottanta, con un certo ritardo rispetto alla nascita dei suoi capolavori e alla sua produzione, che inizia attorno al 1930. Rama è stata dunque una testimone del Secolo Breve, contemporanea di avanguardie sempre rielaborate in un’ottica personale, nonché amica di intellettuali di spicco, precorritrice e rivelatrice, narratrice e sognatrice, che oggi ci pare imprescindibile e a cui l’eccellente mostra al Museo d’Arti Decorative Accorsi-Ometto rende giustizia, con una scelta cospicua e preziosa di opere, magnificamente esposte in una luce che le fa affiorare dal nero come El Perro di Velasquez, in tutta la loro cromaticità, matericità e drammaticità.

Gallery con foto © Plastikwombat 2025, Silvia Vaulà e Paolo Grinza.

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La mostra, intitolata Geniale Sregolatezza, svela invero il percorso di un’artista regolarmente irregolare: dall’iniziale Isola degli occhi (1966) che guarda l’osservatore, un bricolage secondo la definizione di Sanguineti, si passa, non senza aver salutato il celebre, fantasioso e iconico autoritratto, ovvero la donna dai capelli a caschetto che fa la linguaccia (ma la lingua esposta è anche il ricordo delle visite manicomiali della pubertà dell’artista, insieme alle gambe spalancate e alla impudica fisicità del folle), agli acquerelli dei primi anni – più osceni che erotici e sfacciatamente eretici – percorsi da un surrealismo batailliano e dalla nota vena di “incazzatura esistenziale” (secondo le parole dell’artista stessa), per poi passare ai colori e alla materia della sala dedicata alla produzione dell’immediato dopoguerra, dominata, dopo qualche opera di derivazione espressionista, da un avvicinamento personalissimo all’astrattismo concreto, in cui il vago rimando picassiano di un ritratto cede alle composizioni ritmiche memori di Kandiskij, fino ad esplosioni informali che non possono che ricordare Burri: un cromatismo che (si) presenta e non rappresenta, con una sorta di musicalità visiva, dominato dal rosso cupo e dal nero, ma anche da un’ocra dalle reminiscenze kleeiane, lontane dal casoratismo coevo. Gli anni Sessanta, invece, si contraddistinguono per una ricerca disinvolta, insieme rigorosa e caotica, tragica, in cui emerge nuovamente una simbologia sessuale sofferta, in raffigurazioni genitali ataviche e mitologiche, con inserti grafici che paiono iscrizioni rupestri preistoriche e geroglifici esotici, anche quando si tratta dell’equazione di Schrödinger, accanto a figure mutilate che rimandano ad Hans Bellmer o a un’ombra dalle braccia alzate in segno di resa disperata, paragonabile al lavoro post-fotografico del Roger Ballen odierno. Essere donna è sanguinare, essere uomo è evocare la guerra con semplice esposizione del fallo, ora eretto, ora sconfitto e impotente. Il sesso è condanna e lotta.

Il ritorno alla figurazione degli anni Ottanta (condiviso con molti artisti della Transavanguardia), ha un che di baconiano, ma incorpora per certi versi il linguaggio del Pop, senza sposarne l’aspetto decorativo. Alcuni dipinti sono realizzati su fogli di una tesi di laurea in ingegneria, altre su progetti di architettura romana o greca. Gli anni Novanta e Duemila, anziché mostrare senilità, riportano un vigore eclettico: braccia, gambe, immancabili lingue, copertoni e camere d’aria in gomma resi organici (il padre, in fondo, produceva proprio copertoni e componenti automobilistici), l’epidemia di encefalopatia spongiforme bovina come simbolo di morte, decadimento, ma ancora una volta di immedesimazione biografica: Olga Carolina Rama, in arte Carol, è essa stessa la Mucca Pazza, la donna ribelle, l’artista inconciliabile.

Oltre alle 92 opere in esposizione, una sezione dedicata alle foto di Bepi Ghiotti realizzate nella casa-studio dell’artista torinese impreziosisce l’esperienza e mostra altri capolavori d’arte, questa volta applicata (considerando le stampe in questione come documento), ma a pieno titolo artistiche ed esteticamente abbacinanti, nelle geometrie delle inquadrature e nei colori.

Il catalogo è generoso è accurato, almeno quanto la precisa ma non cattedratica guida alla prima visita di Francesco Poli, il cui contributo divulgativo scorrevole e puntuale impreziosisce il volume.


In occasione del decimo anniversario dalla sua scomparsa, la Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio, attraverso una vasta retrospettiva, a Carol Rama (1918-2015), la grande artista torinese di fama internazionale, premiata con il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003.

La mostra, curata da Francesco Poli e Luca Motto, presenta un’accurata selezione di circa un centinaio opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, che documentano le principali tappe della ricerca dell’artista dagli anni Trenta ai primi anni Duemila.

Carol Rama - Geniale sregolatezza, mostra Carol Rama - Geniale sregolatezza, mostra Carol Rama - Geniale sregolatezza, mostra Carol Rama - Geniale sregolatezza, mostra

IL PERCORSO ESPOSITIVO

L’esposizione, che si articola in diverse sezioni, si apre con una serie di acquerelli della fine del decennio Trenta, caratterizzati dalla libertà espressiva del segno grafico e da un’esplicita carica erotica, nei quali l’artista riversa le fantasie e le inquietudini della sua adolescenza, raffigurando personaggi e oggetti, allusivi ed emblematici, tratti dal suo vissuto. Si affianca la parallela produzione espressionista degli anni Quaranta di oli denotati da una densa materia pittorica e di disegni raffiguranti volti, figure e paesaggi.

La sezione successiva inquadra le ricerche di Carol Rama all’inizio degli anni Cinquanta che, in linea con i nuovi linguaggi pittorici del dopoguerra, si avvicinano all’astrattismo di matrice concreta. Nel 1953 aderisce, unica donna insieme a Paola Levi Montalcini, alla compagine torinese del Movimento Arte Concreta (Biglione, Galvano, Parisot, Scroppo).

Alla fine del decennio Carol Rama, come la maggior parte degli artisti della sua generazione, si rivolge all’Informale: in mostra sono esposti una serie di dipinti denotati da una spessa materia pittorica dove emerge una prepotente carica cromatica e segnica.

Viene presentata poi la nota serie dei Bricolage (così definiti da Edoardo Sanguineti) prodotta dalla metà degli anni Sessanta: l’approccio pittorico a macchia di derivazione informale è integrato con il collage di oggetti quali occhi di bambola, scarti della lavorazione del metallo, siringhe, pietre, tappi in gomma e molto altro: materiali e oggetti di recupero, carichi di vissuto, che entrano nella composizione del dipinto. Vi sono poi i lavori della fine del decennio Sessanta composti da smalti, vernici nebulizzate e inserzioni di oggetti che, attraverso l’allusione a figure con gli arti protesi e ad ombre atomiche, rimandano alla condizione umana in piena Guerra Fredda.

La sezione successiva dell’esposizione considera la produzione degli anni Settanta dove l’artista con la serie delle così dette Gomme, prende le distanze dalla produzione precedente e propone opere di impronta completamente rinnovata. Viene abolito il pittoricismo di base, a favore dell’esperienza del quadro in sé, ridotto ai suoi minimi termini: su superfici monocrome bianche o nere Carol Rama dispone porzioni di camere d’aria, talvolta pendule, in bilanciate composizioni astratte, animate soltanto dalle differenze cromatiche e dalle tracce dell’uso.

Segue il ritorno a una rinnovata figurazione, tipica degli anni Ottanta e Novanta, dalla tecnica complessa e raffinata, cromaticamente accese: mondi popolati da figure umane, angeli e animali, geometrie, paesaggi e prospettive fantastiche su carte prestampate, spesso del secolo precedente.

La mostra si chiude con la produzione più recente tra gli anni Novanta e i primi Duemila: figure umane, volti, animali, parti anatomiche costellano, anche in questo periodo, l’intricato linguaggio allusivo dell’artista. In particolare Carol Rama sviluppa, a partire dalla metà degli anni Novanta, un altro tema che sarebbe divenuto una costante fino agli anni duemila: dopo aver visto in televisione immagini legate alla vicenda del cosiddetto “morbo della mucca pazza”, su di esse costruisce una nuova serie di opere dal forte impatto.

Attraverso fotografie e filmati di interviste, il pubblico potrà approfondire ulteriormente la conoscenza della straordinaria personalità dell’artista.

INSIDE CAROL RAMA

Grazie al progetto fotografico INSIDE CAROL RAMA del 2012-2014 dell’artista Bepi Ghiotti, confluito nell’omonimo volume del 2015, si potrà esplorare, attraverso 12 scatti, l’affascinante mondo di arredi, di oggetti e di immagini della mitica casa-studio di via Napione a Torino, dove Carol Rama ha vissuto per oltre settant’anni. Una mostra all’interno della mostra che catapulta il visitatore nel mondo magico dell’abitazione dell’artista, luogo dove nasceva la sua produzione artistica, ma anche luogo di incontro e di scambio con artisti, intellettuali, critici, galleristi, musicisti, quali: Italo Calvino, Cesare Pavese, Felice Casorati, Albino Galvano, Italo Cremona, Massimo Mila, Edoardo Sanguineti, Giancarlo Salzano, Luciano Berio e molti altri.

BIOGRAFIA

Carol Rama nasce a Torino il 17 aprile 1918. Autodidatta, fin da adolescente coltiva la passione per il disegno e la pittura. La prima opera risale al 1936 e da quella data fino al 1946 compone acquerelli dalla forte carica erotica i cui temi attingono dal vissuto personale. Parallela è la produzione di opere ad olio espressioniste (1937-1950). Nel 1948 è presente alla Biennale di Venezia, dove espone anche nel 1950, 1956 e nel 1993.

Segue poi la fase di astrattismo concreto (1951-1958). Dalla metà degli anni Cinquanta aderisce al gruppo torinese del Movimento Arte Concreta (con Biglione, Galvano, Parisot, Scroppo e Levi Montalcini). Verso la fine del decennio la sua ricerca vira verso l’informale con lavori molto materici (1959-1963) per poi rivolgersi alla serie dei Bricolage (1962-1968) opere che combina l’inserimento di oggetti alla pittura a macchia. Sono della fine del decennio (1968-1969) alcune opere dai forti connotati politici.

Negli anni Settanta l’artista nella serie delle Gomme (1970-1979), impiega camere d’arie e copertoni per costruire opere dove sono combinate in modo più statico e pittorico oppure penzolano simulando budelli e interiora di corpi.

Dal 1980 vi è il ritorno alla figurazione (1980-1995) su carte prestampate che sono popolate da un fantasioso microcosmo di corpi, oggetti e animali. La serie più rilevante degli anni Novanta è quella de La mucca pazza (1996-2001).

Espone fino agli anni Ottanta a Torino e in Italia. Diventa maggiormente nota al pubblico grazie alla mostra del 1985 a Milano curata da Lea Vergine, da quella data si susseguono importanti personali in Italia e all’estero.

Nel 2003 le viene conferito il Leone d’oro alla carriera presso la Biennale di Venezia.

Carol Rama Muore a Torino il 24 settembre 2015.

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto

Via Po 55 | Torino 011 837 688 int. 3

info@fondazioneaccorsi-ometto.it | fondazioneaccorsi-ometto.it

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10.00-18.00 Giovedì 10.00-20.00 Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00

La biglietteria chiude mezz’ora prima.

Lunedì chiuso

TARIFFE

BIGLIETTO UNICO (comprensivo di ingresso al Museo): intero 14,00; ridotto € 12,00

RIDOTTO: fino a 26 anni; over 65 RIDOTTO CONVENZIONI: 10,00 RIDOTTO INSEGNANTI: € 6,00

GRATUITO: fino a 10 anni; possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card; possessori

tessera ICOM; diversamente abili; giornalisti iscritti all’albo

VISITE GUIDATE ALLA MOSTRA

QUANDO: giovedì, ore 17.30 | Sabato, domenica e festivi ore 11.30 e 17.30

COSTO: € 6,00 oltre al biglietto d’ingresso

Comunicazioni ufficiali e immagini (ove non indicato diversamente) dall’Ufficio Stampa Fondazione Accorsi – Ometto | Museo di Arti Decorative

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Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra ai Musei Reali di Torino https://www.classicult.it/da-botticelli-a-mucha-bellezza-natura-seduzione-la-mostra-ai-musei-reali-di-torino/ https://www.classicult.it/da-botticelli-a-mucha-bellezza-natura-seduzione-la-mostra-ai-musei-reali-di-torino/?noamp=mobile#respond Tue, 18 Mar 2025 21:39:30 +0000 https://www.classicult.it/?p=298701 Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino

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DA BOTTICELLI A MUCHA. Bellezza, Natura, Seduzione“, la mostra
17 aprile – 27 luglio 2025
Torino, Musei Reali – Sale Chiablese

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commento a cura di Luca Swanz Andriolo (17 aprile 2025)

La Bellezza salverà il mondo
Fëdor Dostoevskij

Troia cadde per una donna, e ora la Storia è ridotta a un gioco di seduzione.
Lord Byron

La mostra, aperta al pubblico dal 17 aprile 2025 nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino, ha più di un punto d’interesse e spicca, rispetto ad altre collettive antologiche, insieme per la coerenza e l’eterogeneità della proposta, con la sua linea orizzontale e cronologica e quella tematica, verticale.

Per alcuni l’opera d’arte è il risultato finale voluto dall’artista, a cui le analisi tecnologiche o le indagini sulle varianti non aggiungono molto, per altri l’opera è ciò che appare nel presente, con i segni del tempo e dell’usura (tanto che la versione a colori vivaci del restauro della Cappella Sistina ha persino deluso qualche fruitore, abituato alle velature involontarie di anni di fumo di candela). Nel caso in questione, quando si tratta di una Venere di Botticelli (1485-1490), esposta nella sua magnificenza, insieme ai risultati delle indagini scientifiche che mostrano il substrato di linee, ripensamenti e addirittura una piuma poi scomparsa, lo spettatore si trova di fronte a una duplice meraviglia. La riflettografia ci regala, per certi versi, altre opere, oltre a lasciarci apprezzare la ricerca del pittore di una forma perfetta. Si potrebbe persino aggiungere che tutto ciò abbia un valore estetico, oltre che storico e scientifico, come nel caso della radiografia che crea un’immagine sospesa tra Bacon e Warhol, benché questa sia solo una suggestione eventuale ed analogica.

Gallery con foto © Plastikwombat 2025, Silvia Vaulà e Paolo Grinza.

Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra ai Musei Reali di Torino Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra ai Musei Reali di Torino presentazione Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra ai Musei Reali di Torino presentazione Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione, la mostra ai Musei Reali di Torino presentazione

Lungo il percorso della mostra, che include opere del già citato Sandro Botticelli, di Carlo Cignani, Abraham Constantin, Francesco Morandini detto il Poppi in confronto diretto con Pietro Muttoni detto Della Vecchia, ma soprattutto dei bellissimi carboncini di Antonio Canova e, tra gli altri, un’abbacinante Lucrezia di Cristoforo Savolini (1639-1677), la figura femminile è ovviamente centrale, tra il pudore di drappi sulle parti intime e irrealistiche censure che cancellano la vulva nei nudi frontali, tra richiami all’arte romanica e greca – esempio di antichità ideale e idealizzata, specialmente nelle opere di Girolamo da Carpi – e specchio dei tempi di un periodo che copre cinquecento anni di raffigurazione e personificazione della Bellezza, sempre tra realismo ed azzardo anatomico, simbolismo e ritrattistica, mito e allusione. Si procede da Venere, Elena di Troia, le Tre Grazie (rappresentate anche in una versione proveniente dall’Atellier di Francesco Menzio, in un olio su tela datato 1960-1970, come busti acefali), le Muse, le Sibille, le grottesche della Domus Aurea, alle bellezze di Corte, una suggestiva Aracne di Carlo Stratta (1893) e l’affascinante Semiramide di Cesare Caraggi (1905 circa), i volti di Margherita di Savoia, Elisabetta di Baviera, un breve filmato sul divismo e infine le figure di Mucha, esempio fondante dell’Art Nouveau, che termina nella cartellonistica pubblicitaria.

Non manca la Natura, con le raffigurazioni animali della Wunderkammer di Carlo Emanuele I, ad opera di disegnatori anonimi e fantasiosi, o di tassidermisti forse goffi ma non privi di gusto: l’Ibis Rosso in tempera e piume applicate su carta (1600-1630) pare un’opera contemporanea, di una bellezza bizzarra e stilizzata.

Persino le armi decorate, provenienti dall’atelier ferrarese e da quello milanese, dimostrano un fascino innegabile.

Il tutto ci fa riflettere sulla bellezza come epifania e convenzione, tra natura e cultura, sull’evoluzione dei mezzi tecnici e delle visioni artistiche, dei canoni e delle mode.

La parte immersiva – ormai d’obbligo – dell’allestimento non intralcia la fruizione e non distoglie l’attenzione dai capolavori presenti, al limite incornicia e accompagna con grazia e discrezione, compresa la sala per l’immancabile selfie, questa volta previsto e ironicamente sottolineato da una scritta che allo specchio risulta leggibile: sei un incanto.

Il viaggio attraverso cinque secoli di Storia dell’Arte termina magnificamente di fronte al Volto di Fanciulla (in realtà busto) di Leonardo da Vinci, presunto studio per la Vergine delle Rocce (1478-1485). La bellezza del viso, la precisione e la disinvoltura del tratto, la precisione anatomica, la natura di schizzo (l’antenato dell’istantanea fotografica) e insieme la perizia dei particolari, oltre alla singolare personalità esecutiva (come il tratteggio non incrociato) danno a questo ritratto a punta metallica su carta preparata (lega di rame) con lumeggiature di biacca un valore estetico che non può lasciare indifferenti. L’occhio della ragazza ci guarda (ancora) e per fortuna noi possiamo guardarlo. Un’emozione, una definitiva seduzione.

Il catalogo, edito da Moebius, rende giustizia all’intero percorso, con interventi critici di livello e approfondimenti preziosi.

Forse la Bellezza non salverà e non condannerà il mondo, ma di certo darà all’arte la sua ragion d’essere, la sua necessaria, paradossale inutilità pratica, la sua fondamentale importanza per l’esperienza (o esistenza?) umana.


Sandro Filipepi, detto Botticelli Venere 1485-1490 Olio su tela, 174x77 cm Su concessione del Mic - Musei Reali, Galleria Sabauda Da Botticelli a Mucha. Bellezza, Natura, Seduzione Leonardo da Vinci Volto di fanciulla (studio per l’angelo della Vergine delle rocce) 1478-1485 circa Punta metallica e lumeggiature di biacca su carta preparata, 18,2x16 cm Su concessione del Mic - Musei Reali, Biblioteca Reale L’opera sarà esposta e visitabile presso lo “Spazio Leonardo” della Galleria Sabauda Cesare Saccaggi A Babilonia (Semiramide) 1905 circa Olio su tela, 240x140 cm Su concessione del Mic - Musei Reali, Galleria Sabauda Manifattura Reale di Sèvres Louis Simon Boizot, modellatore (attribuito) Il giudizio di Paride 1780 circa Biscuit, 41x54x31 cm Su concessione del Mic - Musei Reali, Palazzo Reale Acrolito di Alba (testa femminile colossale) Fine II secolo a.C. Marmo, 83x47 cm Su concessione del Mic - Musei Reali, Museo di Antichità



Dal 17 aprile 2025, nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino apre al pubblico la mostra “DA BOTTICELLI A MUCHA. Bellezza, Natura, Seduzione”, un viaggio nella seduzione e nella bellezza espresse attraverso il mito, la natura e l’universo femminile, da sempre principali soggetti della creazione artistica.

Con oltre 100 opere tra dipinti, disegni, sculture antiche e oggetti d’arte provenienti dai Musei Reali di Torino, dalle Gallerie degli Uffizi e da molte altre prestigiose istituzioni, la mostra spazia da magnifiche statue e bassorilievi, reperti archeologici di età romana, passando da Botticelli e Lorenzo di Credi – di cui vengono messi a confronto due incredibili capolavori – proseguendo con opere rinascimentali; un excursus per temi che toccano il mito, il fascino dell’antico, la natura e l’universo femminile, fino ad arrivare all’inizio del Novecento con la seduzione delle opere di Alphonse Mucha, maestro dell’Art Nouveau.

Tra i capolavori in mostra, la Venere di Botticelli della Galleria Sabauda e la Dama con l’unicorno di Luca Longhi da Castel Sant’Angelo.

La mostra contiene anche preziosi focus su figure femminili straordinarie quali la Contessa di Castiglione, figura emblematica di fine Ottocento, nobildonna di rara bellezza e seducente agente segreto, o ancora principesse e regine di Casa Savoia.

Verranno anche svelate, per la prima volta, le indagini diagnostiche realizzate sulla Venere di Botticelli, da cui si potranno scoprire i pensieri e i ripensamenti dell’artista.

Contestualmente, ospite d’onore della mostra, sarà lo splendido Volto di fanciulla, disegno autografo di Leonardo da Vinci realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, proveniente dalla Biblioteca Reale ed esposto nel nuovo Spazio Leonardo al primo piano della Galleria Sabauda.

Prodotta dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia, la mostra è curata da Annamaria Bava e sarà visitabile nella Sale Chiablese dei Musei Reali dal 17 aprile al 27 luglio 2025.


Sede
Torino, Musei Reali – Sale Chiablese

Date al pubblico
17 aprile – 27 luglio 2025

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 011 1848711
www.arthemisia.it

 


 

Testo e immagini dall’Ufficio Stampa Arthemisia

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Miró: L’Arte della Meraviglia, la mostra https://www.classicult.it/miro-larte-della-meraviglia-la-mostra/ https://www.classicult.it/miro-larte-della-meraviglia-la-mostra/?noamp=mobile#respond Tue, 11 Mar 2025 22:55:27 +0000 https://www.classicult.it/?p=297152 Miró: L'Arte della Meraviglia, è una mostra unica interamente dedicata all’arte grafica di uno dei Maestri indiscussi del Novecent

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JOAN MIRÓ: L’arte della Meraviglia, la mostra alla Promotrice delle Belle Arti, Torino

Dal 14 marzo al 29 giugno 2025
PROMOTRICE DELLE BELLE ARTI
Viale Balsamo Crivelli 11 – Torino

Clicca qui per il commento a cura di Luca Swanz Andriolo (14 marzo 2025)
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Juan Miró: L'Arte della Meraviglia Promotrice delle Belle Arti Torino locandina



commento a cura di Luca Swanz Andriolo (14 marzo 2025)

Dal 14 marzo al 29 giugno 2025, troveremo alla Promotrice di Belle Arti di Torino, due iniziative espositive, Miró: L’Arte della Meraviglia e Munch I colori dell’anima che, pur non essendo paragonabili alle più grandi mostre sui suddetti artisti, sicuramente hanno dei motivi di interesse e meritano una visita.

Trattandosi di una mostra “immersiva”, è lecito ipotizzare o – stricto sensu – raccontare l’esperienza di un visitatore, che chiameremo X. Immaginiamo dunque il Visitatore X vagare kafkianamente per un Parco del Valentino sventrato da lavori di riqualificazione, in realtà fermi allo stato di cantiere perenne. Una locandina con una freccia lo indirizza verso una transenna. Il primo tentativo di circumnavigare il complesso edilizio non va a buon fine (se non per la scoperta esteticamente appagante il suo gusto romantico-rovinistico), poi finalmente il Visitatore X trova l’entrata del Palazzo della Promotrice delle Belle Arti.

Promotrice delle Belle Arti, Torino. Foto di Luca Swanz Andriolo
Promotrice delle Belle Arti, Torino. Foto di Luca Swanz Andriolo

L’ala dedicata a Mirò non comprende sicuramente le opere più importanti dell’artista, ma la selezione di illustrazioni e lavori grafici è appagante. La ricerca di un segno stilizzato, che parte dal surrealismo e approda all’astrattismo, è documentata in modo più che soddisfacente e anche emozionante, quando ci si trova davanti ai lavori per l’Ubu Roy di Jarry o alla musica visiva dell’artista, ai suoi cromatismi vivaci e al suo segno quintessenziato. La parte “immersiva” si risolve invece con dei puff di fantozziana memoria (anche se è più esatto parlare di Giandomenico Fracchia) inseriti in una scenografia che rimanda tanto al pittore spagnolo che agli stand dell’Ikea. L’invito rivolto a scattarsi fotografie (o meglio, quel ritratto istantaneo-documentaristico detto selfie e opportunamente non self-portrait) da diffondere in rete con l’hashtag del caso, infastidisce un poco il Visitatore X, che è un uomo del secolo passato poco appassionato alle modalità virali del medium più contemporaneo e pervasivo. La possibilità di realizzare la propria litografia pare più adatta alle classi scolastiche che non ad un pubblico adulto, ma il richiamo è comunque irresistibile, anche per il Visitatore X, il quale, pur essendo attempato, è rispettoso nei confronti della didattica. Una grande didascalia sul pessimismo e la depressione di Mirò prelude alle ultime opere, che sono il gioiello della mostra. Femme, oiseaux, constellations (1976) è di una bellezza abbacinante.

Gallery con foto © Plastikwombat 2024, Silvia Vaulà e Paolo Grinza.

Si passa dunque a Munch. Il Visitatore X è ancora estasiato al ricordo della bellissima retrospettiva milanese, perciò è con una certa rassegnazione che si appresta a visitare le stanze che sa non comprenderanno neanche un’opera originale, quanto riproduzioni. Un pannello iniziale traccia una linea di influenze che parte da Klimt e, attraverso Klee e Bacon (e una Tracy Emin un po’ infilata a forza), giunge agli emoticon. Con buona pace di Walter Benjamin, va detto che l’opera d’arte, benché riprodotta e sottratta all’aura della sua unicità (che può essere legata al commercio e al feticismo, in negativo) resta tale anche nella riproduzione, perché i volti malinconici, le figure opprimenti e fantasmatiche, i cieli in fiamme restano di una potenza innegabile, anche riprodotti su pannelli che privano la pennellata della sua intrinseca matericità.

A Milano e Roma la mostra Munch. Il grido interiore

Ed ecco che il Visitatore X giunge ad una sala che gli offre una visione cronenberghiana o addirittura burroughsiana: cinque persone sono sedute su sgabelli, davanti ad un muro rosso: indossano un casco per la realtà virtuale collegato a un cavo bianco che scende dal soffitto. I loro movimenti, appena percettibili, mostrano che stanno facendo un viaggio. Il Visitatore X riflette: se un documentario cinematografico su un artista può essere arte a sua volta, l’uso di apparecchi di origine ludica può portare allo sviluppo di una forma d’arte ulteriore, proprio dopo anni di installazioni e comunicazione multimediale? Decide di essere possibilista. L’esperienza è invero molto coinvolgente (vaghe reminiscenze del decollo del missile ad un’edizione di Experimenta persa trai ricordi d’infanzia). Il mondo di Munch è tutto attorno al soggetto percipiente. Un po’ kitsch, un po’ videogioco suggestivo. La “scena” della chiesa rimanda la memoria alle opere di ScreamerClauz, specialmente Where the Dead Go To Die. La seconda esperienza proposta permette di camminare in un’esposizione virtuale, con i quadri appesi ad un muro evanescente (meglio: sospesi su uno sfondo surreale), ma anche di fianco a figure munchiane (purtroppo il personaggio dell’Urlo pare più uscire da una puntata dei Simpson, ma tant’è). Quando il pavimento crolla, ci si trova a camminare, istintivamente, lungo il muro, per evitare il baratro. Poi si attraversa un portale e si ritorna alla realtà. Un ultimo pannello da luna park permette di inserire il viso al posto del volto dell’Urlo.

Infine, guidato dalle informazioni del curatore, il Visitatore X si trova di fronte a due schermi su cui le opere munchiane vengono “riattualizzate” dall’intelligenza artificiale, con l’uso di pochi prompt (richieste/istruzioni che si usano nel rapporto con i generatori di immagini). Se la versione “fotografica” dei dipinti è insoddisfacente, stereotipata e stucchevole, la paradossale (?) riflessione della macchina su temi d’attualità (che già in partenza porta a un didascalismo in stile Kostabi), dà l’avvio a riflessioni che si discostano da Munch stesso, tornando però a ciò che è percepito ed indicizzato, riprodotto, riproducibile e infine imitabile della sua arte: l’angoscia esistenziale diventa la preoccupazione per il cambiamento climatico di una figura sotto un ombrello. Il tratto e i colori sono verosimili. Il bullismo scolastico riporta al ripiegamento della Malinconia.

Il Visitatore X esce meditabondo, seguito da un fotografo che verosimilmente ne coglie l’aria un po’ torva, e va a comprare un magnete da frigo per la propria collezione.


Una produzione Next Events
In collaborazione con We Are Beside e The Art Co.
Con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino e dell’Ambasciata spagnola in Italia e del Consolato Onorario di Spagna a Torino.

Alla Promotrice delle Belle Arti arriva la mostra interamente dedicata all’arte grafica di Miró.
Una produzione a cura di Next Events, con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, dell’Ambasciata di Spagna in Italia e del Consolato Onorario di Spagna a Torino. In collaborazione con We Are Beside e The Art Co.
Curatela della dottoressa Francesca Bogliolo.
Oltre 150 opere grafiche che abbracciano l’intera carriera dell’artista catalano, dalle prime sperimentazioni fino ai lavori più maturi. Litografie, acqueforti, serigrafie, danno vita a un universo di colori e simboli dalla straordinaria potenza espressiva.
Punto di forza della mostra l’interattività, con installazioni in grado di far vivere al visitatore l’arte di Miró da protagonista e non da semplice spettatore.

“Il solo modo di rinnovarsi è di svecchiare, di dare un’energia pulita” (Joan Miró)

LA MOSTRA

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Miró: L’Arte della Meraviglia” è una mostra unica interamente dedicata all’arte grafica di uno dei Maestri indiscussi del Novecento. L’esposizione conduce nel mondo incantato dell’artista catalano, in cui colore, segno e immaginazione si fondono per creare opere che superano i limiti della forma tradizionale, rendendo l’arte accessibile a tutti.

Miró usa la grafica come mezzo per diffondere la sua visione poetica e magica, ricca di simbolismo.

Attraverso tecniche come la litografia, l’acquaforte e la serigrafia dà vita a un universo di colori e simboli che, seppur semplici nella forma, possiedono una potenza espressiva straordinaria.

Un linguaggio essenziale, uno spazio in cui sperimentare e liberarsi dai confini della pittura su tela, trasmettendo la visione artistica del mondo con spontaneità e intensità. La grafica non è infatti solo una tecnica, ma uno spazio di libertà e sperimentazione, un mezzo per esprimere una visione che trascende l’immagine stessa.

Le opere grafiche esposte alla Promotrice delle Belle Arti testimoniano la ricerca incessante di Miró di nuove forme e linguaggi, oltre a rappresentare una porta d’accesso privilegiata al suo mondo interiore. Con ogni stampa – mezzo che lui ritiene più democratico che la pittura su tela – riesce a raggiungere un pubblico più vasto e a dialogare direttamente con l’animo umano. Attraverso manifesti, libri illustrati e litografie, la sua arte può entrare in maniera semplice e dirompente al medesimo tempo nelle case e nei luoghi pubblici con l’uso di segni semplici, forme organiche e colori intensi che diventano tratti distintivi del suo stile.

La mostra presenta oltre 150 opere grafiche che abbracciano l’intera carriera di Miró, dalle prime sperimentazioni fino ai lavori più maturi.

Il percorso espositivo è suddiviso in sezioni tematiche che mettono in luce i vari aspetti della sua poetica grafica: l’incontro con il simbolismo, la ricerca del segno primordiale, la collaborazione con grandi poeti dell’epoca come Paul Éluard e Jacques Prévert e l’esplorazione dell’immaginario onirico e infantile.

Un vero e proprio viaggio tra poesia e colore che permette ai visitatori di farsi abbracciare da un mondo fantastico, dove le linee si trasformano in figure oniriche e i colori evocano emozioni profonde. Attraverso un alfabeto visivo Miró crea un linguaggio universale accessibile a tutti, in grado di avvicinare l’arte alla vita quotidiana.

Spazio alla meraviglia e all’immaginazione, anche grazie alle numerose installazioni costruite all’interno del museo, dove tutto il percorso è supportato da un’audioguida facilmente scaricabile sul proprio telefono cellulare e inclusa nel prezzo di ingresso.

L’interattività è il ponte che connette il visitatore all’universo creativo di Miró trasformandolo da semplice spettatore a protagonista.

Quattro i momenti di dialogo diretto con il pubblico: dalla sala della meraviglia all’atelier dell’artista, dal laboratorio didattico al gioco interattivo Quizmó, passando per la visione di stralci del documentario “Un’ora con” dedicato a Miró, in collaborazione con Rai Cultura.

La sala della meraviglia è il luogo dove il visitatore vive a pieno, con una percezione multisensoriale, la dimensione magica e onirica di Miró.

“Benvenuti nel cuore del sogno di Miró, dove ogni passo diventa parte della sua tela. Qui, dove il cielo e la terra si specchiano, voi siete gli esploratori della sua immaginazione infinita.”

Il tappeto – estensione dell’universo dell’artista – concede l’opportunità di camminare nel suo mondo e, alzando lo sguardo e specchiandosi, percepire il tutto da un nuovo punto di vista, capovolgendo reale ed immaginario.

L’atelier dell’artista permette al pubblico di giocare su lavagne magnetiche con i simboli più iconici e distintivi dello stile di Miró, dal cerchio alle stelle, dagli spicchi di luna ai tratti accentati, segni grafici che vengono riportati anche nelle pareti di allestimento della mostra. E, a fine gioco, doveroso scattarsi un selfie ricordo taggando le pagine social ufficiali della mostra.

Il laboratorio didattico presenta un video esplicativo per insegnare a grandi e piccini a disegnare come Miró. In questa sala verranno realizzati dallo staff di Next Events anche gli approfondimenti per le scuole con iniziative diverse pensate a seconda della fascia di età degli studenti. E le sezioni di “Per mano nell’arte”, momenti di condivisione e apprendimento per i piccoli di casa, pensati per far diventare la visita in mostra una simpatica novità nella routine famigliare domenicale, prima del pranzo o in orario di merenda.

Quizmó è il gioco interattivo, creato ad hoc per la mostra dal partner We Are Beside in collaborazione con gli studenti di RCS Academy, per far divertire il pubblico scoprendo, attraverso la conoscenza delle opere di Miró la propria personalità artistica. Tre opzioni possibili: Poeta con la sua creatività scintillante, Pittore che lascia impronte colorate e Lettore magico esploratore di mondi.

GIORNI E ORARI DI APERTURA

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La mostra sarà aperta nei seguenti orari.

Dal Martedì al Giovedì 11 – 19

Venerdì e Sabato 11 – 20

Domenica e Festivi 10 – 19

Lunedì chiuso

Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.

Aperture speciali:

  • 20 Aprile

  • 21 Aprile

  • 25 aprile

  • 01 maggio

  • 02 giugno

  • 24 giugno

I social della mostra:

FB /NextEvents.it

IG /nextevents.it

www.mirotorino.com

www.nextevents.net

PREZZI E MODALITÀ ACQUISTO BIGLIETTI

_____________________________________________________________________________________________________

Si premette che tutti i biglietti sono da considerarsi inclusi di servizio di audioguida.

Si ricorda al pubblico di venire in mostra muniti di proprie cuffiette per l’ascolto.

Dal martedì al venerdì:

  • intero: 14,50 euro on-line; 13,50 euro box office

  • ridotto: 12,50 euro on-line; 11,50 euro box office

Sabato, domenica e festivi:

  • intero: 16,50 euro on-line; 15,50 euro box office

  • ridotto: 14,50 euro on-line; 13,50 euro box office

Il biglietto ridotto è valido per:

  • i possessori di tessera in corso di validità di Abbonamento Musei Piemonte

  • i possessori di Torino + Piemonte Card

  • i possessori di tessera ARCI

  • i possessori di tessera FAI

  • i partners convenzionati con la mostra

  • gli over 65 anni

  • gli studenti universitari fino ai 26 anni

Ridotto ragazzi (dai 6 ai 16 anni): 11,50 euro on-line; 10,50 euro box office

I bambini al di sotto dei 6 anni di età entrano gratuitamente

Ridotto famiglia:

  • per tre persone (due adulti e un ragazzo fino ai 16 anni): 37,50 euro on-line; 34,50 euro box office

  • per quattro persone (due adulti e due ragazzi fino ai 16 anni): 52 euro on-line; 48 euro box office

Ridotto gruppi/cral (minimo 15 persone): 12,50 euro on-line (scrivendo all’e-mail informazioni@mirotorino.com); 11,50 euro box office

Ridotto scuole (minimo 15 alunni): 10,50 euro on-line (scrivendo all’e-mail informazioni@mirotorino.com); 9,50 euro box office

Open (visitare la mostra in un giorno di apertura, senza decidere la data precisa al momento dell’acquisto; ideale nel caso si regali il biglietto per la mostra): 18,50 euro on-line (acquistabile sono on-line)

La prevendita biglietti è attiva con il circuito KeyTicket (www.keyticket.it) e presso il botteghino della mostra nei giorni ed orari di regolare apertura della mostra.

Per maggiori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail: informazioni@mirotorino.com o contattare il numero 351/8629216.

Comunicazioni ufficiali e immagini (ove non indicato  diversamente) dall’Ufficio Stampa PR Next Events.

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MUNCH I colori dell’anima, la mostra alla Promotrice delle Belle Arti, Torino

Dal 14 marzo al 29 giugno 2025
PROMOTRICE DELLE BELLE ARTI
Viale Balsamo Crivelli 11 – Torino

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Clicca qui per le informazioni ufficiali sulla mostra

MUNCH I colori dell’anima locandina



commento a cura di Luca Swanz Andriolo (14 marzo 2025)

Dal 14 marzo al 29 giugno 2025, troveremo alla Promotrice di Belle Arti di Torino, due iniziative espositive, Miró: L’Arte della Meraviglia e Munch I colori dell’anima che, pur non essendo paragonabili alle più grandi mostre sui suddetti artisti, sicuramente hanno dei motivi di interesse e meritano una visita.

 

Promotrice delle Belle Arti, Torino. Foto di Luca Swanz Andriolo
Promotrice delle Belle Arti, Torino. Foto di Luca Swanz Andriolo

Trattandosi di una mostra “immersiva”, è lecito ipotizzare o – stricto sensu – raccontare l’esperienza di un visitatore, che chiameremo X. Immaginiamo dunque il Visitatore X vagare kafkianamente per un Parco del Valentino sventrato da lavori di riqualificazione, in realtà fermi allo stato di cantiere perenne. Una locandina con una freccia lo indirizza verso una transenna. Il primo tentativo di circumnavigare il complesso edilizio non va a buon fine (se non per la scoperta esteticamente appagante il suo gusto romantico-rovinistico), poi finalmente il Visitatore X trova l’entrata del Palazzo della Promotrice delle Belle Arti.

L’ala dedicata a Mirò non comprende sicuramente le opere più importanti dell’artista, ma la selezione di illustrazioni e lavori grafici è appagante. La ricerca di un segno stilizzato, che parte dal surrealismo e approda all’astrattismo, è documentata in modo più che soddisfacente e anche emozionante, quando ci si trova davanti ai lavori per l’Ubu Roy di Jarry o alla musica visiva dell’artista, ai suoi cromatismi vivaci e al suo segno quintessenziato. La parte “immersiva” si risolve invece con dei puff di fantozziana memoria (anche se è più esatto parlare di Giandomenico Fracchia) inseriti in una scenografia che rimanda tanto al pittore spagnolo che agli stand dell’Ikea. L’invito rivolto a scattarsi fotografie (o meglio, quel ritratto istantaneo-documentaristico detto selfie e opportunamente non self-portrait) da diffondere in rete con l’hashtag del caso, infastidisce un poco il Visitatore X, che è un uomo del secolo passato poco appassionato alle modalità virali del medium più contemporaneo e pervasivo. La possibilità di realizzare la propria litografia pare più adatta alle classi scolastiche che non ad un pubblico adulto, ma il richiamo è comunque irresistibile, anche per il Visitatore X, il quale, pur essendo attempato, è rispettoso nei confronti della didattica. Una grande didascalia sul pessimismo e la depressione di Mirò prelude alle ultime opere, che sono il gioiello della mostra. Femme, oiseaux, constellations (1976) è di una bellezza abbacinante.

Gallery con foto © Plastikwombat 2024, Silvia Vaulà e Paolo Grinza.

Si passa dunque a Munch. Il Visitatore X è ancora estasiato al ricordo della bellissima retrospettiva milanese, perciò è con una certa rassegnazione che si appresta a visitare le stanze che sa non comprenderanno neanche un’opera originale, quanto riproduzioni. Un pannello iniziale traccia una linea di influenze che parte da Klimt e, attraverso Klee e Bacon (e una Tracy Emin un po’ infilata a forza), giunge agli emoticon. Con buona pace di Walter Benjamin, va detto che l’opera d’arte, benché riprodotta e sottratta all’aura della sua unicità (che può essere legata al commercio e al feticismo, in negativo) resta tale anche nella riproduzione, perché i volti malinconici, le figure opprimenti e fantasmatiche, i cieli in fiamme restano di una potenza innegabile, anche riprodotti su pannelli che privano la pennellata della sua intrinseca matericità.

A Milano e Roma la mostra Munch. Il grido interiore

Ed ecco che il Visitatore X giunge ad una sala che gli offre una visione cronenberghiana o addirittura burroughsiana: cinque persone sono sedute su sgabelli, davanti ad un muro rosso: indossano un casco per la realtà virtuale collegato a un cavo bianco che scende dal soffitto. I loro movimenti, appena percettibili, mostrano che stanno facendo un viaggio. Il Visitatore X riflette: se un documentario cinematografico su un artista può essere arte a sua volta, l’uso di apparecchi di origine ludica può portare allo sviluppo di una forma d’arte ulteriore, proprio dopo anni di installazioni e comunicazione multimediale? Decide di essere possibilista. L’esperienza è invero molto coinvolgente (vaghe reminiscenze del decollo del missile ad un’edizione di Experimenta persa trai ricordi d’infanzia). Il mondo di Munch è tutto attorno al soggetto percipiente. Un po’ kitsch, un po’ videogioco suggestivo. La “scena” della chiesa rimanda la memoria alle opere di ScreamerClauz, specialmente Where the Dead Go To Die. La seconda esperienza proposta permette di camminare in un’esposizione virtuale, con i quadri appesi ad un muro evanescente (meglio: sospesi su uno sfondo surreale), ma anche di fianco a figure munchiane (purtroppo il personaggio dell’Urlo pare più uscire da una puntata dei Simpson, ma tant’è). Quando il pavimento crolla, ci si trova a camminare, istintivamente, lungo il muro, per evitare il baratro. Poi si attraversa un portale e si ritorna alla realtà. Un ultimo pannello da luna park permette di inserire il viso al posto del volto dell’Urlo.

Infine, guidato dalle informazioni del curatore, il Visitatore X si trova di fronte a due schermi su cui le opere munchiane vengono “riattualizzate” dall’intelligenza artificiale, con l’uso di pochi prompt (richieste/istruzioni che si usano nel rapporto con i generatori di immagini). Se la versione “fotografica” dei dipinti è insoddisfacente, stereotipata e stucchevole, la paradossale (?) riflessione della macchina su temi d’attualità (che già in partenza porta a un didascalismo in stile Kostabi), dà l’avvio a riflessioni che si discostano da Munch stesso, tornando però a ciò che è percepito ed indicizzato, riprodotto, riproducibile e infine imitabile della sua arte: l’angoscia esistenziale diventa la preoccupazione per il cambiamento climatico di una figura sotto un ombrello. Il tratto e i colori sono verosimili. Il bullismo scolastico riporta al ripiegamento della Malinconia.

Il Visitatore X esce meditabondo, seguito da un fotografo che verosimilmente ne coglie l’aria un po’ torva, e va a comprare un magnete da frigo per la propria collezione.


Una produzione Next Events
In collaborazione con Next Exhibitions
Con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino

L’esperienza totalizzante nelle emozioni del pittore dell’anima”: Edvard Munch. MUNCH I colori dell’anima” è l’esplorazione dell’inconscio di ognuno di noi, un viaggio interattivo alla scoperta delle nostre emozioni più profonde.
Aree tematiche con l’applicazione delle più nuove tecnologie al servizio dell’arte classica.
Intelligenza artificiale, realtà virtuale, supporti multimediali, aree selfie e didattica.
Un coinvolgente percorso di edutainment adatto a tutta la famiglia. Una produzione internazionale a cura di Next Events, in collaborazione con Next Exhibition. Mostra patrocinata da Città Metropolitana di Torino.

Un’opera d’arte può venire solo dall’interno dell’uomo. L’arte è la forma dell’immagine formata sui nervi, il cuore, il cervello e l’occhio dell’uomo.” (Edvard Munch)

LA MOSTRA

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Dal 14 marzo la città di Torino accoglie nelle sale della Promotrice delle Belle Arti una mostra unica nel suo genere: l’esposizione che racconta a trecentosessanta gradi il mondo di Munch con un’esplorazione dell’inconscio di ognuno di noi.

L’esposizione è dedicata all’artista ipnotico conosciuto in tutto il mondo per “L’Urlo”, diventata immagine iconica dell’arte. La forza della tecnologia attuale, unita ad uno stile unico di denuncia e di rottura degli schemi artistici del passato, rendono l’esposizione un’esperienza indimenticabile.

Il percorso sarà composto da diverse aree tematiche.

Si inizia con la conoscenza della vita di Munch – con la sua timeline – per far comprendere al pubblico i fatti più salienti che hanno condizionato la sua vita e la sua arte, rendendolo il “pittore dell’anima”. A partire dalla sua infanzia, offuscata dalla malattia, dal lutto e dal terrore di ereditare una condizione di psicosi mentale che si era di frequente presentata nella sua famiglia. Pensieri e ansie che saranno protagonisti assoluti di tutta la sua immensa produzione artistica di oltre dodicimila quadri, alcuni di questi riprodotti in un corridoio di lightboxes.

A seguire un doppio percorso di virtual reality, con esperienze incluse nel biglietto di ingresso in mostra. In una parte si consentirà al visitatore, comodamente seduto su sgabelli girevoli, di vedere con gli occhi di Munch e di vivere il suo rapporto tormentato con il mondo femminile.

In un’altra stanza, experience nel metaverso in collaborazione con 1Croyable by Imaginaria; in un percorso in piedi, indossato l’oculus VR Quest 3, il pubblico potrà muoversi, camminare e agire all’interno del labirinto mentale dell’artista.

Dopo la conoscenza dell’interessante rapporto di Munch con la fotografia e il cinema, la mostra presenta l’area didattica dove grandi e piccini potranno conoscere meglio il capolavoro de “L’urlo” nella sua tecnica ed ispirazione, provando a ridisegnarlo e dando al contempo sfogo al proprio estro creativo.

Nella medesima stanza viene presentato anche l’installazione “Sotto un altro sguardo: la visione di Munch”. L’artista disegnò su piccoli bozzetti le immagini che lui percepiva, per un problema visivo, nell’occhio destro come piccole macchie nere; in gergo medico come “miodesopsie”. In mostra vengono sistemati dei binocoli speciali che consentono al visitatore di vedere nella stessa maniera dell’artista, per dare un’idea realistica di cosa percepiva Munch mentre dipingeva.

Un video di approfondimento sulla vita dell’artista – a cura del regista Ivan Fabio Perna – lascerà spazio all’area selfie, ormai un classico nelle mostre Next Events che perseguono sempre l’obiettivo dell’edutainment. Si gioca con gli scatti nella sala degli specchi dell’anima, illuminati in maniera scenica dalle candele: il visitatore si riflette e nella luce soffusa si smaterializza diventando opera d’arte.

Visto il grande successo riscontrato per l’esposizione su Klimt, torna in mostra l’inserimento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata all’arte con due spettacolari applicazioni, in collaborazione con la start-up internazionale MORGHY.AI. La prima è quella di riprodurre grazie all’AI un’immagine fotorealistica partendo dai quadri di Munch, come a voler comprendere cosa realmente il pittore vedesse quando li ha dipinti. La seconda immagina come Much avrebbe rappresentato le angosce moderne.

Le opportunità date dall’AI generativa in campo artistico sono infinite” – spiega Federico Morgantini, fondatore di MORGHY.AI – “Tra queste anche la possibilità di interpretare temi moderni con la poetica e i tratti grafici dei grandi artisti del passato. Qui usiamo la poetica di Munch per rielaborare angosce che non esistevano all’epoca dell’artista, come l’ansia per il cambiamento climatico, per il bullismo e per la solitudine da social network. Il risultato è davvero sorprendente ed eccezionale!”.

A fine percorso un gran finale doppio: da una parte vengono elencate le influenze dell’arte di Munch negli artisti a lui successivi e nella nostra quotidianità; dall’altra è costruita l’area visual dove, come il tormento di Munch si trasformava in dipinto, il subconscio diventa immagine visiva con ombre, materia in movimento, occhi, fusione di corpi, amore, gelosia e rappresentazione del dolore.

L’artista diceva che “spiegare un quadro è impossibile ed è proprio perché non ci sono altre spiegazioni che bisogna dipingerlo”. In egual maniera, nell’epoca dove l’analogico ormai ha lasciato il passo totalmente al digitale, il mapping circonda l’osservatore rendendolo parte del quadro e spiegandone la sua natura incredibile.

Il video unisce in un unico percorso colori ed emozioni dell’artista: il periodo bianco come speranza, il periodo blu come perdita, il periodo giallo come amore e gelosia, il periodo rosso come natura e morte, il periodo azzurro come rinascita. L’opera madre da cui parte il viaggio nelle opere di Munch è l’insieme delle tele de “Il fregio della vita”: “La voce” (1893), “Il bacio” (1893), “Vampiro” (1893/94), “Madonna” (1893/94), “Malinconia” (1891/93) e “L’urlo” (1893). La colonna sonora di musica classica esalta l’emotività del viaggio nell’inconscio di ognuno di noi, esaltando le sfumature dei sentimenti.

GIORNI E ORARI DI APERTURA

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La mostra sarà aperta nei seguenti orari.

Dal Martedì al Giovedì 11 – 19

Venerdì e Sabato 11 – 20

Domenica e Festivi 10 – 19

Lunedì chiuso

Ultimo ingresso consentito in mostra un’ora prima dell’orario di chiusura.

Aperture speciali:

  • 20 Aprile

  • 21 Aprile

  • 25 aprile

  • 01 maggio

  • 02 giugno

  • 24 giugno

I social della mostra:

FB /NextEvents.it

IG /nextevents.it

www.munchtorino.com

www.nextevents.net

PREZZI E MODALITÀ ACQUISTO BIGLIETTI

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Dal martedì al venerdì:

  • intero: 16,50 euro on-line; 15,50 euro box office

  • ridotto: 14,50 euro on-line; 13,50 euro box office

Sabato, domenica e festivi:

  • intero: 18,50 euro on-line; 17,50 euro box office

  • ridotto: 16,50 euro on-line; 15,50 euro box office

Il biglietto ridotto è valido per:

  • i possessori di tessera in corso di validità di Abbonamento Musei Piemonte

  • i possessori di Torino + Piemonte Card

  • i possessori di tessera ARCI

  • i possessori di tessera FAI

  • i partners convenzionati con la mostra

  • gli over 65 anni

  • gli studenti universitari fino ai 26 anni

Ridotto ragazzi (dai 6 ai 16 anni): 12,50 euro on-line; 11,50 euro box office

I bambini al di sotto dei 6 anni di età entrano gratuitamente.

Ridotto famiglia:

  • per tre persone (due adulti e un ragazzo fino ai 16 anni): 37,50 euro on-line; 34,50 euro box office

  • per quattro persone (due adulti e due ragazzi fino ai 16 anni): 52 euro on-line; 48 euro box office

Ridotto gruppi/cral (minimo 15 persone): 12,50 euro on-line (scrivendo all’e-mail informazioni@munchtorino.com); 11,50 euro box office

Ridotto scuole (minimo 15 alunni): 10,50 euro on-line (scrivendo all’e-mail informazioni@munchtorino.com); 9,50 euro box office

Open (visitare la mostra in un giorno di apertura, senza decidere la data precisa al momento dell’acquisto; ideale nel caso si regali il biglietto per la mostra): 20,50 euro on-line (acquistabile sono on-line)

La prevendita biglietti è attiva con il circuito KeyTicket (www.keyticket.it) e presso il botteghino della mostra nei giorni ed orari di regolare apertura della mostra.

Per maggiori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail informazioni@munchtorino.com o contattare il numero 389/5048454.

Comunicazioni ufficiali, video e immagini (ove non indicato  diversamente) dall’Ufficio Stampa PR Next Events.

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Al Mastio della Cittadella di Torino, la mostra Beyond Alien: H.R. Giger https://www.classicult.it/al-mastio-della-cittadella-di-torino-la-mostra-beyond-alien-h-r-giger/ https://www.classicult.it/al-mastio-della-cittadella-di-torino-la-mostra-beyond-alien-h-r-giger/?noamp=mobile#respond Thu, 19 Sep 2024 17:49:48 +0000 https://www.classicult.it/?p=273708 La mostra Beyond Alien: H.R. Giger, un grande omaggio a uno degli artisti più affascinanti e controversi del secondo Novecento

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BEYOND ALIEN: H.R. GIGER

5 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025

Mastio della Cittadella, Torino

La più ampia retrospettiva in Italia che celebra il genio orrorifico e sensuale di H.R. GIGER a dieci anni dalla sua scomparsa.

Al Mastio della Cittadella di Torino, dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025.

Clicca qui per il commento a cura di Luca Swanz Andriolo (6 novembre 2024)
Clicca qui per le informazioni ufficiali sulla mostra

 



commento a cura di Luca Swanz Andriolo (6 novembre 2024)

La vena apertamente satirica di Giger controbilancia l’estro estetico portando una macabra ironia sul piano dei contenuti, quasi fosse un Otto Dix postmoderno. Come in ogni cinico (almeno in arte) vive un romantico, così dietro ogni distopista si nasconde un utopista: in questa prospettiva si può dire che Giger, ossessionato dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione mondiale, appassionato di armi ma spaventato dalla guerra, nonostante utilizzi un immaginario satanico e suggestioni esoteriche, sia un moralista? In un certo senso, sì.

Gallery dalla presentazione. Crediti per le foto: © Plastikwombat 2024, Silvia Vaulà e Paolo Grinza

Al Mastio della Cittadella di Torino, la mostra Beyond Alien: H.R. Giger Marco Witzig

Innamorato del cinema, l’eclettico artista raggiunge la fama specialmente per l’ideazione dello xenomorfo di Alien, di Ridley Scott, destinato a rimanere nell’immaginario popolare come monumento all’alterità, vero e proprio monstrum, che unisce l’orrore a una bellezza perversa di cui la mostra (l’etimologia in questo caso è preziosa) Beyond Alien ci fa scoprire la sinuosità e maestosità con un’opera scultorea che – se non fosse stata realizzata a scopo pratico per la realizzazione di effetti speciali (in questo caso il terzo capitolo della discontinua saga iniziata nel 1979) – non sfigurerebbe di fianco a un’opera di Giacometti. E questa non è una provocazione: Giger è legato all’arte applicata, all’illustrazione, alla grafica (benché l’iperrealismo pittorico sia tutt’altro che negletto nel mercato e presso la critica), ma in grado di creare mondi, modellare figure, plasmare un immaginario e veicolare concetti che, quando si liberano da un certo didascalismo, non hanno nulla da invidiare all’arte alt(r)a, grazie alla peculiarità della visione e alla padronanza della tecnica. Si può dire che sia stato, in un certo senso, sottovalutato? Se al posto dell’aerografo avesse usato la pittura ad olio, sarebbe stato un potenziale concorrente, per dire, di un Francis Bacon?
Sta alla critica contemporanea fornire una risposta: la mostra porta legittimamente a porsi la domanda.

La deformazione dell’umano e la ricerca della forma perfetta nell’inumano conferiscono alle creazioni creature e creazioni di Giger un senso più profondo di quanto non ci si aspetti, unendo un aspetto onirico ad un orrore che pare esistenziale e addirittura ontologico. Come un Lovecraft del disegno, della pittura e della scultura: non a caso il libro che convinse Dan O’Bannon a chiamare in causa l’artista svizzero per la creazione dell’alieno e delle scenografie spettrali quasi metafisiche del film è H.R. Giger’s Necronomicon. Ma se da una parte l’orrore e la minaccia paiono provenire da universi sconosciuti in cui Eros e Thanatos danno vita ad accoppiamenti (sic) perversi, dall’altra le figure dei corpi biomeccanoidi – con i loro innesti tra organico e meccanico, tra corpo e macchina – rappresentano una fosca visione del futuro e una disincantata benché beffarda lettura del presente.


A dieci anni dalla scomparsa di Hans Ruedi Giger, il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria – Mastio della Cittadella di Torino ospita, dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025, la mostra Beyond Alien: H.R. Giger, un grande omaggio a uno degli artisti più affascinanti e controversi del secondo Novecento, che presenta la più ricca collezione di opere del maestro esposte in Italia.

La mostra, a cura di Marco Witzig, massimo esperto internazionale dell’artista, è prodotta da Navigare s.r.l, in coproduzione con Glocal Project e ONO arte e vuole ripercorrere l’intera carriera del grande maestro svizzero che ha profondamente cambiato e influenzato il surrealismo, l’horror fantascientifico e l’immaginario gotico contemporaneo.

In esposizione oltre settanta pezzi originali fra dipinti, sculture, disegni, fotografie, oggetti di design e video provenienti dal Museo Giger, in Svizzera, diretto da Carmen Giger, vedova del maestro.

Conosciuto al grande pubblico come l’uomo che ha creato l’immaginario del film Alien, il film capolavoro di Ridley Scott, Hans Ruedi Giger è in realtà un artista poliedrico, dotato di un proprio e unico stile, “biomeccanico”, come lui stesso lo definiva e che ha sperimentato le tecniche più diverse.

È un artista plastico, un disegnatore, e, soprattutto, uno dei più grandi maestri dell’aerografo.

Li I (1974), H.R. Giger ELP II (Brain Salad Surgery) (1973), H.R. Giger 5 Li II (1974), H.R. Giger

Il cinema di horror fantascientifico ed in generale l’immaginario mostruoso sono stati profondamente cambiati dall’irruzione sulla scena di Alien, che ha stabilito le basi dell’estetica dell’oscuro e della cultura audiovisiva contemporanea. Il contributo di Giger alla saga di Alien è stato fondamentale: l’artista, infatti, grazie alla sua profonda cultura e sensibilità personale, occupandosi della creazione del mostro, dell’ambientazione aliena e delle strutture tecnologiche in rovina, ha infuso l’intero progetto di quella particolare estetica dell’inquietante che lo avrebbe elevato da b movie a pietra miliare della cinematografia, consacrandolo a punto di riferimento della rappresentazione visiva sia fantascientifica che horror.

Non è stato però solamente il cinema ad essere profondamente influenzato dall’arte di H.R.Giger, anche il mondo della moda, del design, della musica – dal pop, all’heavy metal passando per l’elettronica – dei videogiochi, dell’illustrazione, dei fumetti e dell’arte in generale, si nutrono costantemente dell’universo creato da Giger.

H.R. Giger è stato uno dei creatori più suggestivi e attraenti degli ultimi tempi, la cui opera suscita un enorme fascino nei diversi settori artistici dell’underground. È stato un artista dalla personalità contrastante che ha sviluppato negli ultimi quattro decenni un’opera molto personale e di grande impatto visivo e simbolico. Il suo universo è interamente oscuro, grazie a un particolare surrealismo, abietto e sontuoso, meccanico e anatomico, capace di incutere terrore e ammirazione allo stesso tempo. Giger, con il suo stile unico, è diventato uno dei maggiori rappresentanti dell’arte visionaria e fantastica del XX secolo e nonostante il riconoscimento nella cultura pop, la sua opera ha avuto una scarsa approvazione negli ambienti istituzionali ed è significativamente assente dai libri di storia dell’arte. Questa importante retrospettiva è quindi un’occasione per interrogarsi sul posto che dovrebbe avere l’opera di un artista che ha influenzato e influenzerà ancora a lungo la cultura contemporanea tutta.“ Marco Witzig, curatore della mostra.

Il percorso espositivo della mostra permetterà quindi a tutti i fan di immergersi nel mondo dell’artista e di ammirare dal vivo alcuni dei pezzi più iconici, ma anche di approfondire aspetti meno conosciuti del lavoro di Giger. L’allestimento è infatti suddiviso in diverse sezioni che riprendono alcune delle tematiche più importanti sviluppate dal maestro: il cinema, la musica, il surrealismo e l’orrore cosmico.

Nella sezione dedicata al cinema saranno esposte le opere che hanno contribuito a creare il mito del ciclo di Alien, ma anche quelle eseguite per il mai realizzato primo adattamento di Dune, progetto epico del regista cileno Alejandro Jodorowsky.

È grazie a Dune che Giger incontra Dan O’Bannon, sceneggiatore di Alien con Ronald Shusset, con cui lavorerà pochi anni dopo.

In mostra un disegno senza titolo realizzato del 1978 per l’alieno originale. Appena schizzato a matita su carta giallina, la testa di quello che diventerà lo Xenomorfo appare sfumata ma presenta già tutte le caratteristiche della creatura: la fila di denti aguzzi, la conformazione fallica del cranio e quella unione di elementi naturali e meccanici, che poi torneranno in maniera molto più definita nelle sculture realizzate per Alien III, come il famoso Necronom, anch’esso esposto in mostra, diventato un simbolo del miglior horror fantascientifico.

La musica è un altro elemento fondamentale nel lavoro di Giger che, infatti, realizzò le copertine di numerosi dischi di artisti come Debbie Harry, Emerson, Lake and Palmer, Magma, Dead Kennedys, e molti altri. Al rapporto tra Debbie Harry e Giger la mostra infatti dedica spazio presentando il frutto della collaborazione tra i due artisti, nata nella primavera del 1980. Questa collaborazione avrebbe sancito il debutto solista di Debbie che Giger, affascinatissimo dalla cantautrice, immortala sulla copertina di KooKoo con il volto quasi catatonico, non più bionda, colorata e plasticosa come era apparsa fino ad allora in qualità di frontman dei Blondie, ma pallida e coi capelli corvini, e col volto trafitto da spilloni.

Un’importante tematica analizzata in mostra è il surrealismo, che Giger ha contribuito a ridefinire in termini contemporanei. L’esposizione intende infatti indagare il senso di straniamento tipico di questa corrente artistica surrealista e strettamente connesso all’orrore cosmico: la filosofia letteraria sviluppata dallo scrittore H.P. Lovecraft, che Giger ha trasformato in immaginario visivo, creando atmosfere perturbanti che seducono e spiazzano al tempo stesso.

In questa sezione troviamo la serie di opere omonime dedicate a Li, la compagna dell’artista morta suicida, realizzate nella prima metà degli anni ’70. Il volto della donna è scomposto, infestato da una pletora di piccoli teschi, uova, ossa, serpenti e corna. L’incarnato ceruleo è solcato da vene blu e gli occhi sono vitrei, eppure la protagonista di queste opere riesce a trasmettere una forte sensualità, attraendoci e sconvolgendoci al contempo.

Il lavoro di Giger è da considerarsi pietra miliare della contemporaneità e la mostra vuole essere anche un’occasione di riflessione: in un momento storico-culturale crepuscolare come quello corrente, Hans Ruedi Giger ci guida attraverso le tenebre, mostrandocene la profondità e complessità oltre che il profondo valore estetico.

La mostra si configura come un evento unico che coinvolgerà la città di Torino, con il sostegno del Comune di Torino.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e prevede durante il periodo dell’esposizione alcuni incontri alla Mole Antonelliana e un ciclo di proiezioni al Cinema Massimo, che presto verranno divulgati.

Beyond Alien H.R. Giger

INFORMAZIONI

5 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025

Mastio della Cittadella, Torino

Corso Galileo Ferraris, 0 – angolo Via Cernaia, Torino (TO)

www.mostragiger.com

www.navigaresrl.com

www.glocalproject.com

www.onoarte.com

TARIFFE

– Tariffa standard della mostra (intero festivo: € 17,00 | intero feriale: € 14,00 | ridotto: € 12,00)

Sono aperte le prevendite per acquistare i biglietti online sul sito di Ticketone www.ticketone.it

– ABBONAMENTO MUSEI ha aderito all’iniziativa garantendo, così, ai suoi tesserati l’ingresso in mostra gratuito.

– TRENITALIA offre delle agevolazioni ai visitatori che esibiranno in mostra il titolo di viaggio Trenitalia con le opzioni “Formula 2×1” e “Biglietto ridotto a 10 €”; per maggiori dettagli visitare il sito www.mostragiger.com

Comunicazioni ufficiali e immagini (ove non indicato diversamente) dagli Uffici Stampa ONO Arte e Spani & Partners.

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