LA CITTÀ PROIBITA, un film di GABRIELE MAINETTI
con ENRICO BORELLO, YAXI LIU
e con MARCO GIALLINI
SABRINA FERILLI
CHUNYU SHANSHAN
e con la partecipazione di LUCA ZINGARETTI

AL CINEMA DAL 13 MARZO 2025

Clicca qui per il commento a cura di Angelo Giannone (20 marzo 2025)
Clicca qui per le informazioni ufficiali sul film

La città proibita, film di Gabriele Mainetti poster
il poster del film


commento a cura di Angelo Giannone (20 marzo 2025)

La città proibita: la cucina fusion di Gabriele Mainetti

Il cinema italiano ha disperato bisogno di originalità. Ha bisogno di film in grado di essere apprezzati anche fuori dai confini nazionali, ma non reclusi entro altri confini, quello dei generi che hanno definito il cinema italiano nei decenni. Se quindi pellicole come Vermiglio o Io Capitano restano pregevolissime, è bene vengano affiancate da qualcosa di diverso, da qualcuno che, come il mitico Lucio Fulci ai tempi, possa essere definito un “terrorista dei generi”. Se Gabriele Mainetti lo sia è difficile affermarlo, ma il potenziale c’è. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, è il turno per La città proibita di irrompere nel cinema italiano con un vento di novità.

La città nel titolo è ovviamente Roma, il titolo del film collegato alla città proibita cinese, situata appunto nella capitale. Cinese come una dei due protagonisti del film, la stunt e ora attrice Yaxi Liu, affiancata dal romano ed emergente Enrico Borrello. Piuttosto che dilungarsi nei dettagli di sinossi, è affascinante soffermarsi sui generi coinvolti nel film. Da un lato, Mainetti riprende un impianto da classico cinema d’arti marziali cinese, con una storia di vendetta all’insegna dell’azione; dall’altro, una storia urbana e familiare, condita dal racconto di una piccola malavita locale e radicata nei problemi e dinamiche sociali di questo tempo.

Piuttosto che montare su un anonimo e poco cinematografico drone, Mainetti si addentra nelle strade, inquadrando in maniera dinamica e quasi iperattiva una Roma reale, tangibile e attuale. Il protagonista è il quartiere Esquilino, uno dei più multietnici nella città di Roma, che di suo ormai mischia culture provenienti da ogni dove, senza distinzione. In poche e semplici inquadrature, il regista riesce a catturare tanto la quotidianità più sporca e frenetica di luoghi come il mercato Esquilino, quanto la Roma da cartolina delle numerose chiese o di luoghi più gettonati come il teatro Marcello. Roma non è quindi rappresentata come una semplice città da sogno in cui ogni strada è linda e pinta e pronta ad accogliere turisti, ma come un turbine, ricco di fascino non solo nei monumenti storici, ma anche negli scorci quotidiani che ogni romano vive uscendo di casa la mattina.

La classica storia di ricerca e vendetta di Xiao Mei si innesta quindi in questo contesto, con un perfetto gioco di ibridazione multiculturale, veicolato in primis dalla narrazione visiva. I due registri narrativi sono armonizzati dal montaggio, più frenetico fra le strade di Roma che nelle scene d’azione. Avere come protagonista una stunt professionista permette a Mainetti di creare una prossimità tra attrice e personaggio, di soffermare lo sguardo sulla grazia e potenza dei suoi movimenti. I diversi tenori delle scene d’azione e la creatività delle soluzioni – anche sopra le righe e comiche – sono IL perfetto omaggio di Mainetti al cinema d’azione asiatico, magari proprio a quel Jackie Chan che ne ha fatto marchio di fabbrica.

L’ironia che trasforma la storia in tragicommedia è qui di fatto il trait d’union tra Cina e Italia, un substrato in grado di legare le diverse anime del film, ma in grado di farsi da parte al momento opportuno. L’incontro culturale, per quanto faticoso, è un modo per entrambi di riscoprire sé stessi, uscire da una stasi (che sia di natura caratteriale o di stile di vita) e aprirsi alla bellezza della diversità.

Ci sono due elementi molto poco casuali all’interno de La città proibita. La cucina è uno degli elementi italiani per eccellenza e luogo dove il protagonista lavora (e di fatto si reclude). Allo stesso tempo è uno degli elementi con cui più l’Oriente ha fatto irruzione nel Paese e si è fatto conoscere. I due ristoranti che appaiono il film sono un modo per raccontare le differenze tra le due culture, luoghi rappresentativi di usi e costumi estremamente lontani. Ma la cucina in quanto atto, in quanto azione volta a sfamare un affamato, è invece unione e punto d’incontro, per cui una scena di “cucina fusion” costituisce l’incontro definitivo tra i due protagonisti, il loro momento di comprensione più profonda.

L’altro elemento distintivo per eccellenza dell’Italia è il patrimonio culturale, talmente diffuso, enorme e invadente da sommergere e assuefare, arrivando quasi a desensibilizzare un abitante nei confronti della sua importanza e unicità. Roma è l’esempio massimo di questo fenomeno, per cui la meraviglia data dalla potenza di alcuni monumenti e panorami diventa un secondo punto d’incontro tra i personaggi. È la cultura che fa unire le culture. Quella Roma “da cartolina” così tanto deprecabile in filmetti e fiction dal dubbio valore artistico irrompe una sola volta ne La città proibita, in una scena di genuina dolcezza e meraviglia. Un giro in motorino per Roma si è già visto nella storia del cinema – ed è piuttosto famoso – così come un Marcello affascinato da una donna proveniente da oltreoceano. Non può essere un caso, no?

Mescolando quindi tutti questi generi, archetipi narrativi e stilemi registici, Mainetti si comporta come un cuoco, mettendo sul tavolo un piatto di cucina fusion, dove alla forte basa italiana si aggiungono i sapori e i metodi della Cina. Si distinguono i singoli ingredienti, si conoscono le tecniche di cottura e il piatto che ne esce ha un sapore unico. Radicato in una singola cultura, città e quartiere, ma in grado di aprirsi a influenze nuove, sapendole valorizzare ed integrare senza assoggettarle. Arrivato ormai al suo terzo film, si può affermare senza problemi che questo è il cinema di Gabriele Mainetti, la sua impronta autoriale, che regala con La città proibita un film di grande forza e originalità, dai temi attuali e scene d’azione molto, molto rare nel cinema italiano.


L’amore a volte è più forte della legge…

SINOSSI

Mei, una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa.

Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna.

Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.

GABRIELE MAINETTI

Gabriele Mainetti, nato a Roma il 7 novembre 1976, è un regista, attore, compositore e produttore cinematografico italiano. Dopo aver realizzato i cortometraggi “Basette” e “Tiger Boy” – quest’ultimo selezionato nella shortlist dei cortometraggi live action agli 86esimi Academy Awards – nel 2015 dirige e produce con la sua Goon Films “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Il film ottiene un grande successo, vincendo 7 David di Donatello, 2 Nastri d’Argento, 4 Ciak d’Oro e il Globo d’Oro, tra numerosi altri riconoscimenti.

Nel 2018 produce e dirige il suo secondo lungometraggio, “Freaks Out”, coprodotto da Goon Films insieme a Lucky Red, GAPbusters e in collaborazione con Rai Cinema. Il film ottiene 16 nomination ai David di Donatello 2022, vincendo 6 statuette, e conquista 3 Nastri d’Argento nello stesso anno.

Nel 2025 dirige il suo terzo film, “La città proibita”, una produzione Wildside, una società del Gruppo Fremantle, Piper Film e Goon Films.

Parallelamente alla carriera di regista, Mainetti porta avanti l’attività di produttore con la sua Goon Films, realizzando diversi cortometraggi e lungometraggi. Ha inoltre scritto la sceneggiatura e composto le musiche di tutti i suoi lungometraggi, collaborando con importanti sceneggiatori e compositori italiani.


La città proibita, film di Gabriele MainettiLA CITTÀ PROIBITA, un film di GABRIELE MAINETTI
con ENRICO BORELLO, YAXI LIU
e con MARCO GIALLINI
SABRINA FERILLI
CHUNYU SHANSHAN
e con la partecipazione di LUCA ZINGARETTI

AL CINEMA DAL 13 MARZO 2025

soggetto e sceneggiatura di STEFANO BISES, GABRIELE MAINETTI, DAVIDE SERINO

prodotto da SONIA ROVAI

prodotto da MARIO GIANANI e LORENZO GANGAROSSA

una produzione WILDSIDE, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE, PIPERFILM E GOON FILMS

distribuito da PIPERFILM


PERSONAGGI E INTERPRETI

Marcello Enrico Borello
Mei
Yaxi Liu
Annibale
Marco Giallini
Lorena
Sabrina Ferilli
Mr. Wang Chunyu Shanshan
Alfredo Luca Zingaretti

CREDITI PRODUTTIVI

Regia Gabriele Mainetti

Soggetto e sceneggiatura Stefano Bises, Gabriele Mainetti, Davide Serino

Fotografia Paolo Carnera (Ccs)

Montaggio Francesco Di Stefano (Amc)

Musiche Fabio Amurri (Edizioni Flipper – Edizioni Curci)

Scenografia Andrea Castorina (A.S.C.)

Arredamento Domenico Dicillo e Biagio Wasiak

Costumi Susanna Mastroianni

Capo parrucchieri Pablo Jorge Cabello, Alessandra Alessandroni

Trucco Vincenza Lamparelli

Fonico presa diretta Angelo Bonanni (Cas)

VFX Supervisor Stefano Leoni

Casting Teresa Razzauti (Uicd), Valentina Flint

Aiuto regia Tiziano Grasso (Aiarse)

Produttori esecutivi Saverio Guarascio, Mandela Quilici, Gianluca Mizzi, Claudio Falconi

Prodotto da Sonia Rovai

Prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa
Una produzione
Wildside, una società del Gruppo Fremantle, PiperFilm e Goon Films

Distribuito da PiperFilm

Durata 137’

 

Testo, video e immagini dall’Ufficio Stampa del film, Studio Sottocorno, e Wildside. Aggiornato il 4 marzo 2025.

Write A Comment

Pin It