Con la morte di Franco Zeffirelli si chiude un capitolo della storia del cinema italiano dell’età dell’oro. Il suo è stato un cinema “classico”, indubbiamente, in cui si mescolavano eleganza e raffinatezza, grandiosità e attenzione al dettaglio, ricerca spasmodica del bello anche nelle sue pieghe contraddittorie e ambigue. Un estetismo decadente, dannunziano, pervaso da una sorta di horror vacui, in cui lo sfarzo festoso e macabro occulta per poi improvvisamente svelare il vuoto, l’abisso, il nulla. Cresciuto nell’ombra di Luchino Visconti, di cui ben presto diviene discepolo, aiuto regista e scenografo, Franco Zeffirelli divide la sua vita artistica tra cinema, opera musicale e produzioni televisive, portando avanti fino alle estreme conseguenze la sua idea estetica. Manierista, sfarzoso, eccessivo, talvolta volutamente barocco, il suo linguaggio complesso e ipertrofico attinge all’esperienza di vita, densa di chiaroscuri e improvvisi capovolgimenti. Figlio di mercanti di stoffe inglesi ed entrato in contatto con il mondo del teatro shakespeariano – che resterà un riferimento costante nel suo immaginario di regista e soprattutto di scenografo – frequenta l’Accademia di Belle Arti e si laurea alla Facoltà di Architettura; durante la guerra si unisce ai partigiani per poi collaborare con Radio Firenze. Il trasferimento a Roma lo mette in contatto con il vivacissimo mondo intellettuale e artistico che gravita attorno a Cinecittà. Sono gli anni in cui il suo nome inizia ad emergere soprattutto nella regia di opere musicali del Settecento e Ottocento: L’italiana in Algeri (1953), la Cenerentola (1954), Il Turco in Italia (1955) interpretato da Maria Callas con la quale stringerà un rapporto di collaborazione artistica e devozione assoluta che culminerà in una ardita messinscena della Traviata (Dallas, Civic Opera House 1958) cui seguono le edizioni di Tosca e Norma (Londra, Royal Opera House; Parigi, Opéra da Paris) e nel 2002 il film Callas forever, definitivo tributo alla Musa prediletta. Tra i suoi film impossibile dimenticare Romeo e Giulietta (1968), Fratello sole, sorella luna (1972), Amleto (1990), Jane Eyre (1996), Un tè con Mussolini (1999). Il lascito più importante alla sua città natale è tuttavia la donazione del suo immenso archivio di appunti, schizzi, bozzetti, disegni e materiale audiovisivo custoditi ora nel Complesso San Firenze, sede del nuovo Centro delle Arti e dello Spettacolo. Il Maestro riposerà nel cimitero delle Porte Sante di Firenze. La camera ardente si terrà lunedì 17 giugno a Firenze, nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.

Franco Zeffirelli
Franco Zeffirelli a Mosca. Foto di Alexey Yushenkov, CC BY-SA 3.0

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